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Messaggio  mame Dom 05 Feb 2012, 13:09

Olea europaea, Olea europaea var. sylvestris, Olea europaea var. oleaster

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Descrizione

L'Olivo (nome botanico Olea europaea) e L'Olivastro (Olea europaea L. var. sylvestris Brot. oppure Olea europaea subsp. oleaster Hoffmg. et Link) sono botanicamente la stessa specie, essendo l'Olivastro considerato una varietà o una sottospecie di Olivo.

E' una pianta sempreverde tipica della macchia mediterranea, della famiglia delle Oleaceae, con foglie opposte e portamento a ceppaia cespugliosa o piccolo albero, molto longeva. E' una pianta che vegeta ininterrottamente con una velocità che dipende però dalla temperatura, quindi ha la massima attività vegetativa nei periodi più caldi, mentre rallenta fin quasi a fermarsi in inverno.

L'Olivastro è considerato la varietà selvatica dell'Olivo, quella spontanea in natura e originaria del Medio Oriente, dalla quale nei secoli sono state selezionate le diverse varietà di Olivo da olio. Per questo l'Olivastro mostra una maggiore resistenza e vigoria delle varietà più selezionate, ed ha foglie molto più piccole dell'Olivo, come pure gli internodi e i frutti. Per questa ragione l'Olivastro è molto adatto alla coltivazione come bonsai, un po' meno l'Olivo.

Esposizione

L'Olivo ha bisogno di una esposizione molto soleggiata e temperature miti. Vive bene in pieno sole in zone dove le temperature invernali non scendono più di pochi gradi sotto zero. Nella coltivazione in vaso, perciò, è bene proteggere la pianta in inverno in serra fredda se le temperature scendono troppo sotto zero, infatti non è sufficiente proteggere il vaso in quanto anche la parte aerea risente molto del freddo.

Irrigazione

L'Olivo è una pianta che resiste molto bene alla siccità, mentre ristagni idrici nel terreno possono essere molto dannosi e vanno assolutamente evitati. Va coltivato quindi in un terreno estremamente drenante, tuttavia akadama al 100% è da evitare; ideale invece è una miscela formata da un'altissima percentuale di pomice (80-90%) con il restante 10-20% di torba di ottima qualità. Con un tale substrato però, anche se la pianta è capace di resistere alla mancanza d'acqua, è bene annaffiare molto abbondantemente senza lasciare il terreno mai a secco, soprattutto nei periodi più caldi, quando l'attività vegetativa è al massimo: una carenza d'acqua in questo periodo può causare seri danni alla vegetazione, con disseccamento e caduta di molte foglie e raggrinzimento e caduta delle olive se presenti. Durante i periodi più freddi invece, col rallentamento dell'attività vegetativa, le annaffiature andranno diradate di conseguenza, lasciando asciugare bene il terreno tra una annaffiatura e l'altra, per evitare ogni tipo di ristagno.

Substrato

Dipenderà dalla zona dove verrà coltivato,si dovrà creare un substrato molto drenante pena la formazione di marciumi radicali:80 %pomice e 20 torba bionda mentre in attechimento 50% pomice e 50% perlite

Concimazione

Visto che l'Olivo vegeta ininterrottamente fin tanto che le temperature glielo permettono, la concimazione deve tenere conto di ciò ed essere sospesa solo in inverno.
In caso di pianta matura, la differenziazione delle gemme a fiore avviene alla fine dell'inverno sui rametti dell'anno precedente, le quali produrranno grappoli di fiori in primavera, mentre le olive si accresceranno durante l'estate e matureranno in autunno. La formazione di fiori e frutti è sempre dispendioso da parte di una pianta, per cui, se si vogliono far maturare le olive, occorrerà essere generosi con la concimazione nel periodo della loro formazione e maturazione.

Rinvaso

L'Olivo si rinvasa preferibilmente a inizio primavera, alla ripresa dell'attività vegetativa (apertura delle gemme o allungamento dei rametti e formazione di nuove foglie), in questo modo la ripresa è rapida e indolore, altrimenti si può assistere a un blocco dell'attività vegetativa che si può protrarre per settimane o mesi.

Durante il rinvaso si possono potare le radici dell'Olivo in maniera molto consistente (in questo caso una completa defogliazione aiuterà la pianta nella ripresa post rinvaso), infatti le radici dell'Olivo sono di natura piuttosto superficiali e di tipo avventizio, quindi spuntano facilmente dalla base interrata del tronco anche se lasciata quasi senza radici. Questo rende molto facile la formazione di un buon apparato radicale per bonsai in tempi brevi.

Avvolgimento

I rami dell'Olivo si piegano bene solo se il diametro non supera un certo spessore, è conveniente perciò creare la forma della ramificazione mediante la potatura, ma anche l'avvolgimento e direzionamento dei rami ancora semilegnosi. Questo si può fare durante tutto il periodo di attività vegetativa, utilizzando preferibilmente filo di alluminio per non danneggiare troppo la fine pellicola che riveste i rami giovani. Anche i rami più grossi comunque presentano una corteccia molto fine e delicata, che è bene proteggere in caso di filatura.

Rami di un certo spessore si possono piegare all'attaccatura con la tecnica della scosciatura, alla quale l'Olivo, sempre nei periodi di attività, risponde molto bene.

Potatura

E' preferibile effettuare le potature più consistenti prima della ripresa vegetativa primaverile, tuttavia è possibile potare, in caso di necessità e senza esagerare, durante un po' tutto l'arco della stagione vegetativa.

E' bene tener presente che l'Olivastro non mostra problemi di perdita di rami e ritiri di linfa anche se potato senza lasciare fogliame, mentre per le cultivar di Olivo da olio si consiglia di lasciare sempre almeno un paio di foglie sui rami potati altrimenti potrebbero essere scartati (seccati) dalla pianta.

L'Olivo è una pianta che tende a gettare polloni dalla base e anche succhioni intorno ai calli cicatriziali di vecchie potature o ferite, i quali crescono molto velocemente; per evitare che prendano il sopravvento o creino rigonfiamenti antiestetici, polloni e succhioni vanno eliminati il prima possibile.

Cimatura

Per infittire la ramificazione fine, si cimano i nuovi getti quando sono lunghi una decina di cm e la base del loro fusticino comincia a cambiare colore da verde a violaceo o grigiastro, lasciando uno o due paia di foglie. Ciò si può ripetere più volte durante la stagione vegetativa, sospendendo ovviamente l'operazione con l'avvicinarsi dell'inverno e il rallentamento o la stasi vegetativa.

Parassiti

Un Olivo in buona salute, esposto in posizione soleggiata e ventilata, è molto resistente ad attacchi parassitari e malattie. Se tenuto in penombra e in zone più umide è invece spesso attaccato da diverse patologie.

Tra i parassiti che più facilmente attaccano l'Olivo ci sono:
la Tignola dell'Olivo: è una farfallina molto piccola che depone le uova sulla vegetazione: i bruchi, minuscoli ma presenti spesso in gran numero, possono in breve tempo danneggiare tutti i germogli e i rametti più giovani della pianta, causando un grosso danno. Alla prima avvisaglia occorre trattare immediatamente con un insetticida;
la Cocciniglia mezzo grano di pepe: se l'infestazione diventa importante può causare gravi danni; inoltre, come ogni insetto succhiatore, può trasmettere alla pianta malattie pericolose; in caso di infestazione trattare secondo la metodologia standard per le cocciniglie;
l'Oziorrinco: l'adulto può creare discreti danni nutrendosi delle foglie di svariate piante, tra cui anche l'Olivo; di solito più pericoloso è l'Oziorrinco in fase larvale, che si sviluppa nel terreno e si nutre di radici, tuttavia non si sviluppa facilmente in substrati estremamente drenanti e con altissima percentuale di pomice come è quello consigliato per l'Olivo;
la famigerata Mosca delle olive; è un vero e proprio flagello nelle colture degli Olivi poichè è in grado di danneggiare un intero raccolto, tuttavia il danno è circoscritto alle sole olive, quindi nella coltivazione bonsai non è particolarmente dannosa.

Oltre agli insetti parassiti, l'Olivo soffre spesso di Rogna dell'olivo, una malattia batterica che provoca lo sviluppo di masse tumorali sui rami, sul tronco e a volte anche sulle radici. Questi tumori, se vengono lasciati indisturbati e si sviluppano su una porzione molto estesa della pianta, a lungo andare la indeboliscono fino anche alla morte. In una pianta infetta, il batterio vive sulla superficie delle foglie, sulla corteccia, e insomma sulla superficie esterna di tutta la parte aerea della pianta, senza alcuna sintomatologia e senza provocare danni. Appena però si forma una apertura nella corteccia, che può essere una ferita provocata dalla grandine o una ferita accidentale o un taglio da potatura ecc, il batterio viene a contatto coi tessuti interni della pianta provocando una moltiplicazione cellulare incontrollata e quindi delle masse tumorali proprio sui bordi delle ferite. La lotta contro questa malattia è soprattutto preventiva, occorre cioè impedire il contagio dalle piante malate a quelle sane, in primo luogo disinfettando sempre le lame degli attrezzi da potatura ad ogni taglio, che sono il primo veicolo di contagio, tramite per esempio sali quaternari d'ammonio; bisogna inoltre cercare di evitare che la pianta possa essere attaccata da insetti parassiti, che sono spesso anch'essi vettori del batterio. Per le piante già infette, purtroppo questa è una malattia che non si riesce a debellare del tutto, ma si può efficacemente tenere sotto controllo con trattamenti a base di rame, che sono batteriostatici, e cercando di ridurre al minimo le ferite; appena si dovessero formare delle masse tumorali, andranno asportate il prima possibile in modo che la funzionalità e l'estetica della pianta non vengano compromesse, e le ferite in questo modo provocate andranno disinfettate con prodotti rameici, così come ogni altro taglio da potatura o ferita accidentale.

Altra malattia tipica dell'Olivo è l'Occhio di pavone (una malattia fungina che si manifesta con macchie circolari sulle foglie che ricordano le macchie sulla coda dei pavoni), tuttavia, come altre malattie fungine, non attacca facilmente le nostre piante se ben coltivate, ovvero esposte in pieno sole e in zona ventilata e a bassa umidità ambientale.

Note
L'Olivo si riproduce bene per talea e per margotta. E' facile anche riprodurlo per seme, del quale però va spaccato il duro guscio legnoso, seminando quindi il "pinolo" che si trova all'interno. Data la discreta lentezza di accrescimento del tronco in diametro, per la riproduzione a scopi bonsaistici è consigliata la margotta, la quale si può fare su rami anche di discrete dimensioni, fino a circa 10 cm di diametro o più.

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