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Sabina Yamadori
Salve amici del forum vi mostro attraverso un articolo apparso nel N° 136 di bonsai & News il lungo cammino appena intrapreso da un sabina.
La pianta oggetto dell’articolo è un Juniperus Sabina,pianta arborea appartenente alla famiglia delle Cupressacee.
Originaria dell’Asia, dell’America e dell’Europa,in Italia si sviluppa negli Appennini e nelle alpi dai 1000 mt fino ai 3000 mt.
E’ un arbusto cespuglioso, spesso si presenta prostrato e fittamente ramificato, con i rami giovani e sottili.
La corteccia è di colore bruno-rossiccia, le sue foglie dal verde intenso se stropicciate emanano un odore molto penetrante
e suggestivo. Presenta stagionalmente dei numerosi fiori ovali di colore giallastro. Dopo la fecondazione i rami
che portano i fiori femminili si curvano verso il basso, in modo che le bacche maturino pendule, ogni bacca può
contenere uno o due semi. A volte questa pianta può ospitare il fungo Gymnosporangium fuscum.
A differenza degli altri ginepri le applicazioni delle tecniche bonsai sul sabina vanno diluite nel tempo con un’attenta
valutazione dello stato di salute della pianta e progettate con estrema cura onde evitare spiacevoli ritiri di linfa che
potrebbero portare alla perdita di rami o nei casi peggiori alla perdita di tutto l’ esemplare. Venni in possesso di questo
sabina yamadori nella primavera del 2009 , all’epoca si presenava con una vegetazione abbastanaza rada e dal colore poco
rassicurante ma ormai c’eravamo incontrai e la scintilla si era accesa! (Foto 1)
Mi capita spesso di posare gli occhi su uno yamadori ed improvvisamente immaginarlo nella sua forma definitiva già in un
vaso bonsai. Quando ho a che fare con piante raccolte in natura ci vado sempre molto cauto, aspetto sempre almeno una
stagione vegetativa per valutare il vigore dell’albero prima di pensare a qualsiasi intervento. Tutto ciò è fondamentale poichè
si ha il tempo per entrare in sintonia con l’albero, capire i suoi ritmi e studiare con calma le varie soluzioni da mettere in atto
per tirar fuori da un cespuglio un bonsai credibile.
Gli yamadori in genere presentano su di essi i segni profondi lasciati dalla natura nell’arco della loro esistenza, quindi hanno
sempre impressi pregi e difetti . Il compito di un bravo e sensibile bonsaista dovrebbe essere quello di saper esaltare i pregi
e dissimulare i difetti in maniera mai evidente. Dopo due stagioni di coltivazione la pianta si presenta con un ottimo vigore,
la sua vegetazione è triplicata e con la tecnica della selezione ed eliminazione dei ciuffetti deboli la sua vigoria e ben distribuita
su tutti i rami. (foto 2)
Un’abbondante fioritura è il segno inequivocabile che la pianta si è completamente stabilizzata .
E’ giunto il momento d’intervenire. Troppo spesso si commette l’errore di cominciare quasi subito ad applicare le tecniche più
svariate su yamadory appena aquistati mettendo a rischio la vita della pianta e senza avere a disposizione vegetazione a sufficenza
per rendere il tutto equilibrato e credibile. La fretta è la nemica più distruttiva per un bonsaista, non bisognerebbe mai dimenticare,
che si ha a che fare con un essere vivente. Bisogna rispettare l‘albero per avvicinarsi ai suoi ritmi. Inoltre, un bonsaista sensibile, non
cercherà mai d’imporre i suoi ritmi o i suoi gusti nelle forme,ma più tosto cercherà di assecondare quelle che sono le caratteristiche
dell’albero per avvicinarsi al raggiungimento della sua forma definitiva in maniera intima e spirituale.
Analisi e progettazione:
Foto 2: Pianta molto vecchia con un bel movimento sinuoso .Non ha un‘ottima conicità,presenta un vistoso
shary che sale dalla base fino all’apice con vene ben tubolarizzate dal movimento dolce ed elegante. La vegetazione
è abbondante e sorretta da rami molto lunghi. Per via del suo classico andamento ad “S” potrebbe essere impostata
nello stile moyogy con ottime caratteristiche, però la parte alta della pianta fugge troppo verso il retro.
Foto 3:
Il lato opposto presenta le medesime caratteristiche, in più il movimento delle vene sembra leggermente
migliore e la parte alta viene verso l’ossevatore. Dopo un’attento studio di tutti i rami a disposizione si elabora
un progetto con un disegno.(dis.1)
Valutando tutti i particolari del disegno,l’insieme sembra ben equilibrato eppure non bisogna fermarsi alla prima intuizione ma
proseguire l’ osservazione da vari punti di vista ed inclinazioni alla ricerca di una soluzione che esalti al meglio le sue
caratteristiche.
Foto 4:
Inclinando la pianta dal lato sx le sue curve appaiono più marcate con un movimento prima discendente e poi
ascendente, i jin che puntano verso il basso contribuiscono a rafforzare la sua direzione riflettendo all’osservatore forza
e drammaticità. Con un’altro disegno, questa volta in stile kengay, si cerca d’immaginare la giusta collocazione dei palchi.Dis.2
Dopo un‘attenta valutazione dei due progetti si decide di seguire quello nello stile Kengay.Prima di cominciare la modellatura
la pianta fu rinvasata nella giusta posizione ma con un grado di pendenza maggiore rispetto al disegno. Lo studio èd il progetto
per la prima impostazione di uno yamadori è fondamentale ma non va necessariamente seguito alla lettera. E’ buona cosa non
legarsi a schemi o regole ferree ma se necessario apportare modifiche durante il processo di modellatura seguendo l’ispirazione
creativa del momento.
Alla ricerca della giusta visione:
Per creare un’ottimo bonsai le conoscenza delle giuste tecniche da mettere in atto, da sole non bastano. Bisogna entrare intimamente
in sintonia con l’albero per tirare fuori tutto il suo potenziale nascosto. Durante il processo creativo necessario si possono anche infrangere
alcune regole a patto che il risultato non sia eccessivo ma sempre carico di naturalezza. A questo punto risulta molto d’aiuto,proiettare
l’intima e personale immagine che si ha dell’albero nel suo luogo d’origine, come in un salto nel tempo. Con un pò di concentrazione
si riescire ad avere una visione suggestiva ed evocativa del paesaggio circostante. Pensai a questo sabina spinto dal vento gelido e dal
peso incessante della neve che lo fece a cadere da un lato. Alcune radici rimasero esposte all’aria e morirono ,interrompendo così il
flusso l’infatico, anche una parte della vegetazione regredì. In quel punto la corteccia sfaldandosi e deteriorandosi, formò un evidente shari.
Le radici rimaste aggrappate al terreno si ripresero con l’arrivo della primavera alimentando i rami rimasti ,che in cerca di luce ,indirizzarono
le loro giovani crescite verso l’alto a discapito dei rami cadenti che s’indebolirono fino a morire.Tenendo ben a mente queste caratteristiche
si è sicuri di portare alla luce: forza , drammaticità e naturalezza.
La Fase di modellatura :
Una volta certi che l’albero si sia ripreso dallo stress del rinvaso si comincia con una sommaria pulizzia della legna secca e definizione
delle vene vive, si puliscono i ciuffetti di verde eliminando quelli deboli per prepararli alla filatura. I rami che non occorrono al disegno
vengono privati della corteccia e strasformati in lunghi jin molto suggestivi. Si comincia con filare i rami che saranno i più bassi della
cascata e via via tutti gli altri fino all’apice. (foto 5)
E’ buona norma lavorare per prima cosa la legna secca e poi modellare l’albero. In questo caso però, sapendo che la chioma non avrebbe
intralciato il lavoro sul secco, ho preferito fare l’inverso. Il tronco principale pur possedendo un sinuoso andamento va ulteriormente
movimentato intervenendo sul secco.(foto 6)
Nel tratto della prima curva risalente,si forma uno sgradevole effetto ottico di controconicità. Per dissimulare questo difetto si crea ,con
l’utilizzo di una fresa ,un vuoto in modo da alleggerire visivamente la curva ,creando più dinamicità così da far fluire lo sguardo velocemente
altrove.(foto 7)
Le parti che invece si vorranno evidenziare facendo in modo che lo sguardo vi si soffermi , dove possibile,andranno incorniciate
con i palchi. Dopo il lavoro di fresatura si applica la tecnica della flambatura in modo da ripulire il secco dai segni della fresa e dare al tutto
un’aspetto più naturale ed invecchiato. Prima del passaggio del fuoco,per precauzione, le vene vive sono state protette con una pasta
modellabile. (foto 9-10 )
Dopo la flambatura si rimuove la pasta modellabile e con una spazzola metallica si ripulisce il legno per prepararlo
alla successiva applicazione del liquido jin.(foto da 11 a 14)
Questa è soltandto una prima fase del trattamento e della lavorazione del secco. In futuro l’aspetto sarà reso ancor più naturale con
l’utilizzo di attrezzi manuali in modo da far riemergere le naturali venature del legno mediante la tecnica dello strappo. Con delle sgorbie
si alzano dei piccoli lembi di legna che poi si tirano via strappandole energicamente.
Una volta ultimata la modellatura l’albero andrà protetto in un luogo ripararo dal vento e da sbalzi termici, inoltre nebulizzando più volte al
giorno la chioma si crea intorno alla pianta il giusto microclima per una pronta ripresa dopo lo stress subito. Comincia ora il lungo cammino
di questo sabina per diventare un bonsai.(Foto 16-17-18)
In futuro si penserà esclusivamente all’infittimento della vegetazione e solo quando
la pianta si sarà abbondantemente ripresa si passerà alla collocazione in un vaso bonsai.
La pianta oggetto dell’articolo è un Juniperus Sabina,pianta arborea appartenente alla famiglia delle Cupressacee.
Originaria dell’Asia, dell’America e dell’Europa,in Italia si sviluppa negli Appennini e nelle alpi dai 1000 mt fino ai 3000 mt.
E’ un arbusto cespuglioso, spesso si presenta prostrato e fittamente ramificato, con i rami giovani e sottili.
La corteccia è di colore bruno-rossiccia, le sue foglie dal verde intenso se stropicciate emanano un odore molto penetrante
e suggestivo. Presenta stagionalmente dei numerosi fiori ovali di colore giallastro. Dopo la fecondazione i rami
che portano i fiori femminili si curvano verso il basso, in modo che le bacche maturino pendule, ogni bacca può
contenere uno o due semi. A volte questa pianta può ospitare il fungo Gymnosporangium fuscum.
A differenza degli altri ginepri le applicazioni delle tecniche bonsai sul sabina vanno diluite nel tempo con un’attenta
valutazione dello stato di salute della pianta e progettate con estrema cura onde evitare spiacevoli ritiri di linfa che
potrebbero portare alla perdita di rami o nei casi peggiori alla perdita di tutto l’ esemplare. Venni in possesso di questo
sabina yamadori nella primavera del 2009 , all’epoca si presenava con una vegetazione abbastanaza rada e dal colore poco
rassicurante ma ormai c’eravamo incontrai e la scintilla si era accesa! (Foto 1)
Mi capita spesso di posare gli occhi su uno yamadori ed improvvisamente immaginarlo nella sua forma definitiva già in un
vaso bonsai. Quando ho a che fare con piante raccolte in natura ci vado sempre molto cauto, aspetto sempre almeno una
stagione vegetativa per valutare il vigore dell’albero prima di pensare a qualsiasi intervento. Tutto ciò è fondamentale poichè
si ha il tempo per entrare in sintonia con l’albero, capire i suoi ritmi e studiare con calma le varie soluzioni da mettere in atto
per tirar fuori da un cespuglio un bonsai credibile.
Gli yamadori in genere presentano su di essi i segni profondi lasciati dalla natura nell’arco della loro esistenza, quindi hanno
sempre impressi pregi e difetti . Il compito di un bravo e sensibile bonsaista dovrebbe essere quello di saper esaltare i pregi
e dissimulare i difetti in maniera mai evidente. Dopo due stagioni di coltivazione la pianta si presenta con un ottimo vigore,
la sua vegetazione è triplicata e con la tecnica della selezione ed eliminazione dei ciuffetti deboli la sua vigoria e ben distribuita
su tutti i rami. (foto 2)
Un’abbondante fioritura è il segno inequivocabile che la pianta si è completamente stabilizzata .
E’ giunto il momento d’intervenire. Troppo spesso si commette l’errore di cominciare quasi subito ad applicare le tecniche più
svariate su yamadory appena aquistati mettendo a rischio la vita della pianta e senza avere a disposizione vegetazione a sufficenza
per rendere il tutto equilibrato e credibile. La fretta è la nemica più distruttiva per un bonsaista, non bisognerebbe mai dimenticare,
che si ha a che fare con un essere vivente. Bisogna rispettare l‘albero per avvicinarsi ai suoi ritmi. Inoltre, un bonsaista sensibile, non
cercherà mai d’imporre i suoi ritmi o i suoi gusti nelle forme,ma più tosto cercherà di assecondare quelle che sono le caratteristiche
dell’albero per avvicinarsi al raggiungimento della sua forma definitiva in maniera intima e spirituale.
Analisi e progettazione:
Foto 2: Pianta molto vecchia con un bel movimento sinuoso .Non ha un‘ottima conicità,presenta un vistoso
shary che sale dalla base fino all’apice con vene ben tubolarizzate dal movimento dolce ed elegante. La vegetazione
è abbondante e sorretta da rami molto lunghi. Per via del suo classico andamento ad “S” potrebbe essere impostata
nello stile moyogy con ottime caratteristiche, però la parte alta della pianta fugge troppo verso il retro.
Foto 3:
Il lato opposto presenta le medesime caratteristiche, in più il movimento delle vene sembra leggermente
migliore e la parte alta viene verso l’ossevatore. Dopo un’attento studio di tutti i rami a disposizione si elabora
un progetto con un disegno.(dis.1)
Valutando tutti i particolari del disegno,l’insieme sembra ben equilibrato eppure non bisogna fermarsi alla prima intuizione ma
proseguire l’ osservazione da vari punti di vista ed inclinazioni alla ricerca di una soluzione che esalti al meglio le sue
caratteristiche.
Foto 4:
Inclinando la pianta dal lato sx le sue curve appaiono più marcate con un movimento prima discendente e poi
ascendente, i jin che puntano verso il basso contribuiscono a rafforzare la sua direzione riflettendo all’osservatore forza
e drammaticità. Con un’altro disegno, questa volta in stile kengay, si cerca d’immaginare la giusta collocazione dei palchi.Dis.2
Dopo un‘attenta valutazione dei due progetti si decide di seguire quello nello stile Kengay.Prima di cominciare la modellatura
la pianta fu rinvasata nella giusta posizione ma con un grado di pendenza maggiore rispetto al disegno. Lo studio èd il progetto
per la prima impostazione di uno yamadori è fondamentale ma non va necessariamente seguito alla lettera. E’ buona cosa non
legarsi a schemi o regole ferree ma se necessario apportare modifiche durante il processo di modellatura seguendo l’ispirazione
creativa del momento.
Alla ricerca della giusta visione:
Per creare un’ottimo bonsai le conoscenza delle giuste tecniche da mettere in atto, da sole non bastano. Bisogna entrare intimamente
in sintonia con l’albero per tirare fuori tutto il suo potenziale nascosto. Durante il processo creativo necessario si possono anche infrangere
alcune regole a patto che il risultato non sia eccessivo ma sempre carico di naturalezza. A questo punto risulta molto d’aiuto,proiettare
l’intima e personale immagine che si ha dell’albero nel suo luogo d’origine, come in un salto nel tempo. Con un pò di concentrazione
si riescire ad avere una visione suggestiva ed evocativa del paesaggio circostante. Pensai a questo sabina spinto dal vento gelido e dal
peso incessante della neve che lo fece a cadere da un lato. Alcune radici rimasero esposte all’aria e morirono ,interrompendo così il
flusso l’infatico, anche una parte della vegetazione regredì. In quel punto la corteccia sfaldandosi e deteriorandosi, formò un evidente shari.
Le radici rimaste aggrappate al terreno si ripresero con l’arrivo della primavera alimentando i rami rimasti ,che in cerca di luce ,indirizzarono
le loro giovani crescite verso l’alto a discapito dei rami cadenti che s’indebolirono fino a morire.Tenendo ben a mente queste caratteristiche
si è sicuri di portare alla luce: forza , drammaticità e naturalezza.
La Fase di modellatura :
Una volta certi che l’albero si sia ripreso dallo stress del rinvaso si comincia con una sommaria pulizzia della legna secca e definizione
delle vene vive, si puliscono i ciuffetti di verde eliminando quelli deboli per prepararli alla filatura. I rami che non occorrono al disegno
vengono privati della corteccia e strasformati in lunghi jin molto suggestivi. Si comincia con filare i rami che saranno i più bassi della
cascata e via via tutti gli altri fino all’apice. (foto 5)
E’ buona norma lavorare per prima cosa la legna secca e poi modellare l’albero. In questo caso però, sapendo che la chioma non avrebbe
intralciato il lavoro sul secco, ho preferito fare l’inverso. Il tronco principale pur possedendo un sinuoso andamento va ulteriormente
movimentato intervenendo sul secco.(foto 6)
Nel tratto della prima curva risalente,si forma uno sgradevole effetto ottico di controconicità. Per dissimulare questo difetto si crea ,con
l’utilizzo di una fresa ,un vuoto in modo da alleggerire visivamente la curva ,creando più dinamicità così da far fluire lo sguardo velocemente
altrove.(foto 7)
Le parti che invece si vorranno evidenziare facendo in modo che lo sguardo vi si soffermi , dove possibile,andranno incorniciate
con i palchi. Dopo il lavoro di fresatura si applica la tecnica della flambatura in modo da ripulire il secco dai segni della fresa e dare al tutto
un’aspetto più naturale ed invecchiato. Prima del passaggio del fuoco,per precauzione, le vene vive sono state protette con una pasta
modellabile. (foto 9-10 )
Dopo la flambatura si rimuove la pasta modellabile e con una spazzola metallica si ripulisce il legno per prepararlo
alla successiva applicazione del liquido jin.(foto da 11 a 14)
Questa è soltandto una prima fase del trattamento e della lavorazione del secco. In futuro l’aspetto sarà reso ancor più naturale con
l’utilizzo di attrezzi manuali in modo da far riemergere le naturali venature del legno mediante la tecnica dello strappo. Con delle sgorbie
si alzano dei piccoli lembi di legna che poi si tirano via strappandole energicamente.
Una volta ultimata la modellatura l’albero andrà protetto in un luogo ripararo dal vento e da sbalzi termici, inoltre nebulizzando più volte al
giorno la chioma si crea intorno alla pianta il giusto microclima per una pronta ripresa dopo lo stress subito. Comincia ora il lungo cammino
di questo sabina per diventare un bonsai.(Foto 16-17-18)
In futuro si penserà esclusivamente all’infittimento della vegetazione e solo quando
la pianta si sarà abbondantemente ripresa si passerà alla collocazione in un vaso bonsai.
Andrea Albergo- Bonsaista esperto
- Messaggi : 318
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Età : 52
A Nico12 piace questo messaggio.
Re: Sabina Yamadori
Ottima la lavorazione su questa pianta che mi piace molto , peccato che lo stile non incontra il mio gusto e lo stile MOYOGI del tuo virtual e' molto bello , ma i gusti sono personali , comunque complimenti per il lavoro
Re: Sabina Yamadori
Era tanto che non vedevo un post cosi' ben fatto e curato nei dettagli........complimenti Andrea......per l'esposizione del lavoro nel post, la cura dei particolari quasi maniacale, per il rispetto dei tempi di lavoro che hai dato alla pianta (per me sono una cosa fondamentale...) e per il risultato splendido ottenuto...nel tuo post c'e' tutto cio' che un bonsaista dovrebbe fare.....rispettare la pianta, conoscerla, esaminarla e progettarla, poi dopo arriva la parte che piu' piace a noi bonsaisti...""metterci mano""...e dare "corpo" al progetto scelto.....
Tu hai anche un'ottima mano nel disegnare....fare un buon disegno e seguirne le tracce e' un'ottima cosa....insomma hai lavorato alla grande ed hai sin qui raggiunto ottimi risultati......
p.s. anche io, come "Giovanni48", amo meno le "cascate" e "semicascate" rispetto agli altri stili.....ma questo non togli nulla alla bellissima lavorazione che hai svolto...sono solo gusti personali che ognuno di noi ha.......
Tu hai anche un'ottima mano nel disegnare....fare un buon disegno e seguirne le tracce e' un'ottima cosa....insomma hai lavorato alla grande ed hai sin qui raggiunto ottimi risultati......
p.s. anche io, come "Giovanni48", amo meno le "cascate" e "semicascate" rispetto agli altri stili.....ma questo non togli nulla alla bellissima lavorazione che hai svolto...sono solo gusti personali che ognuno di noi ha.......
_______________________________________________________________________________________________________________________________
Bonsai Club Laudense
4 parole fondamentali per l'arte bonsai:
> Passione
> Determinazione
> Costanza
> Tenacia
giancarlo- .
- Messaggi : 16153
Data d'iscrizione : 01.01.10
Età : 68
Località : Boffalora d'Adda - Lodi
Re: Sabina Yamadori
Concordo con Giovanni e Giancarlo...
Non avrei avuto dubbi... per questo bel materiale che definir cespuglio, mi pare eccessivo... avrei scelto questo tuo ottimo progetto:
Sicuramente più scontato quanto di maggior impatto estetico (a mio modesto avviso), dinamico, con maggior proporzione d'insieme (linea-conicità)... in questo momento, pare "mortificato" a livello di nebari (schiacciato/contro-conico), "limitandosi" a relegare l'ottima figura di sé al lavoro svolto sulla ramificazione ed impostazione della stessa.
Questo in foto ed in ciotola... al rinvaso e dal vivo, penso sarà diverso.
Comunque, grazie Andrea, ottimo lavoro e spunti condivisi!!!
Non avrei avuto dubbi... per questo bel materiale che definir cespuglio, mi pare eccessivo... avrei scelto questo tuo ottimo progetto:
Sicuramente più scontato quanto di maggior impatto estetico (a mio modesto avviso), dinamico, con maggior proporzione d'insieme (linea-conicità)... in questo momento, pare "mortificato" a livello di nebari (schiacciato/contro-conico), "limitandosi" a relegare l'ottima figura di sé al lavoro svolto sulla ramificazione ed impostazione della stessa.
Questo in foto ed in ciotola... al rinvaso e dal vivo, penso sarà diverso.
Comunque, grazie Andrea, ottimo lavoro e spunti condivisi!!!
Re: Sabina Yamadori
Grande lezione di tecnica bonsai.
Quello che apprezzo di più però è il principio di convivenza che tu crei con la pianta rispettandola al massimo e assecondandola il più possibile senza farla diventare un'altra cosa.
Per lo stile scelto, evidentemente sarà quello che più ti riesce naturale immaginarlo considerando le caratteristiche di partenza.
Ogni bonsaista vede in una pianta "il suo bonsai" che non è obbligatoriamente uguale al pensiero comune.
Su questa pianta probabilmente si potrebbero fare molti progetti e sicuramente tutti (o quasi) validi, ma quello che conta per te è il "tuo" progetto che, in questo caso, io penso sia il più appropriato.
Ciao, bel lavoro e bella lezione di bonsai
Quello che apprezzo di più però è il principio di convivenza che tu crei con la pianta rispettandola al massimo e assecondandola il più possibile senza farla diventare un'altra cosa.
Per lo stile scelto, evidentemente sarà quello che più ti riesce naturale immaginarlo considerando le caratteristiche di partenza.
Ogni bonsaista vede in una pianta "il suo bonsai" che non è obbligatoriamente uguale al pensiero comune.
Su questa pianta probabilmente si potrebbero fare molti progetti e sicuramente tutti (o quasi) validi, ma quello che conta per te è il "tuo" progetto che, in questo caso, io penso sia il più appropriato.
Ciao, bel lavoro e bella lezione di bonsai
Re: Sabina Yamadori
I complimenti sono meritati.....
Ottima escuzione di tutti i lavori fatti e le tempistiche perfette,
la scelta del progetto e l'impostazione della chioma mi garba parecchio...
come gia' anticipato da Te , serve una buona coltivazione per infittire i palchi e dare il giusto volume all'insieme.
Un bellissimo post, completo e dettagliato...
ciao Marcello
Ottima escuzione di tutti i lavori fatti e le tempistiche perfette,
la scelta del progetto e l'impostazione della chioma mi garba parecchio...
come gia' anticipato da Te , serve una buona coltivazione per infittire i palchi e dare il giusto volume all'insieme.
Un bellissimo post, completo e dettagliato...
ciao Marcello
Bonsaicaffe- Bonsaista esperto
- Messaggi : 2351
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Età : 61
Località : Brescia
Re: Sabina Yamadori
Bellissimo!
Per condividere, e dal livello "sotterraneo" da cui guardo questo genere di lavori eccezionali, oso però anch'io dire... che l'eretto mi sarebbe piaciuto anche di più!
Scusa, l'avevo pensato anche leggendo il "cartaceo", ma ora che ci hai dato la possibilità di parlarne...
Ma, ripeto, bellissimo e eccellente anche l'esposizione.
Per condividere, e dal livello "sotterraneo" da cui guardo questo genere di lavori eccezionali, oso però anch'io dire... che l'eretto mi sarebbe piaciuto anche di più!
Scusa, l'avevo pensato anche leggendo il "cartaceo", ma ora che ci hai dato la possibilità di parlarne...
Ma, ripeto, bellissimo e eccellente anche l'esposizione.
ale- Utente medio
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Data d'iscrizione : 11.04.12
Età : 49
Località : Novara
Re: Sabina Yamadori
Bene, visto lo splendido post cosi' dettagliato, lo metto in evidenza......grazie Andrea.....
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Bonsai Club Laudense
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giancarlo- .
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Località : Boffalora d'Adda - Lodi
Re: Sabina Yamadori
Bellissima essenza e molto bello lo stile che hai scelto! Complimenti
moyogi- Nuovo Utente
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Età : 52
Località : Venezia
Re: Sabina Yamadori
Grazie a voi dei complimenti e dello spazio che mi offrite.
Andrea Albergo- Bonsaista esperto
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Età : 52
Re: Sabina Yamadori
Non posso che unirmi ai compimenti che hai ricevuto...gran bel lavoro Andrea
Peppe1602- Utente normale
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Data d'iscrizione : 13.12.12
Età : 50
Località : Mantova
Re: Sabina Yamadori
Wow sei davvero molto bravo Andrea! Complimentoni!!! Mi hai fornito una lezione davvero piena di contenuti interessanti e spiegati nel migliore dei modi!!! Grazie grazie grazie
il bona- Utente medio
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Data d'iscrizione : 18.01.14
Età : 39
Località : Pandino
Re: Sabina Yamadori
bella pianta e grande maestranza nel lavorarla ,davvero bravo complimenti , una domanda siccome non ne ho di sabina ma mi piacciono molto,mi potresti dire se questo ginepro va ad ago quando lo si lavora ? grazie
grinch- Utente normale
- Messaggi : 278
Data d'iscrizione : 31.12.13
Età : 54
Località : toscana
Re: Sabina Yamadori
A me non è successo perché ho diluito i lavori ma credo possa succedere se la pianta non è in ottima salute e viene sottoposta ad una drastica potatura e lavorazione.
Andrea Albergo- Bonsaista esperto
- Messaggi : 318
Data d'iscrizione : 27.01.14
Età : 52
Re: Sabina Yamadori
ho capito grazie della risposta , credo che questa essensa non entrera mai nel mio giardino allora ,perche se mi andasse ad ago la butterei
grinch- Utente normale
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Età : 54
Località : toscana
Re: Sabina Yamadori
grinch ha scritto:ho capito grazie della risposta , credo che questa essensa non entrera mai nel mio giardino allora ,perche se mi andasse ad ago la butterei
Ma se una pianta va in ago non è da buttare, si ricupera............
certo ci vuole pazienza (ma noi come bonsaisti dovremmo averne molta!), però si ricupera.
Re: Sabina Yamadori
si hai ragione te ma io quei tipi di ginepro che fanno ago non li sopporto è piu forte di meorsoferito ha scritto:grinch ha scritto:ho capito grazie della risposta , credo che questa essensa non entrera mai nel mio giardino allora ,perche se mi andasse ad ago la butterei
Ma se una pianta va in ago non è da buttare, si ricupera............
certo ci vuole pazienza (ma noi come bonsaisti dovremmo averne molta!), però si ricupera.
grinch- Utente normale
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Località : toscana
Re: Sabina Yamadori
grinch ha scritto:si hai ragione te ma io quei tipi di ginepro che fanno ago non li sopporto è piu forte di meorsoferito ha scritto:grinch ha scritto:ho capito grazie della risposta , credo che questa essensa non entrera mai nel mio giardino allora ,perche se mi andasse ad ago la butterei
Ma se una pianta va in ago non è da buttare, si ricupera............
certo ci vuole pazienza (ma noi come bonsaisti dovremmo averne molta!), però si ricupera.
Guardali con un altro occhio!
Potresti accorgerti di vedere un'altra cosa...............forse
Re: Sabina Yamadori
ba chissa forze un giorno lo farò per ora mi diletto con i comunis
grinch- Utente normale
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Località : toscana
Re: Sabina Yamadori
grinch ha scritto:ba chissa forze un giorno lo farò per ora mi diletto con i comunis
I comunis???????
Forse intendi qualche cosa d'altro, perché qua su da noi sul Carso nascono ad ago
Re: Sabina Yamadori
grinch ha scritto:ba chissa forze un giorno lo farò per ora mi diletto con i comunis
grinch... da te che ami i communis mi sarei aspettato il contrario. Che avresti apprezzato la possibilità del Sabina di virare ad ago!
Scherzo ovviamente... era una battuta di spiritismo...
Re: Sabina Yamadori
simone ottima battuta accettata pienamente
grinch- Utente normale
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Re: Sabina Yamadori
Cosa vuol dire virare ad ago? Scusate le mie domande ma ho tanta voglia di imparare :p
il bona- Utente medio
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Re: Sabina Yamadori
Solitamente le essenze piu' pregiate di ginepri, sono a scaglie.....accade pero' che durante la coltivazione, la pianta possa subire delle lavorazioni aggressive, rinvasi, potature un po' drastiche oppure non goda di ottima salute .....e si stressa.....allora si difende emettendo aghi anziche' le scaglie....snaturando un po' la sua caratteristica che e' quella di emettere delle squame/scaglie......
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Bonsai Club Laudense
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giancarlo- .
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Re: Sabina Yamadori
Rafforzando quanto detto da Gian, posto qualche immagine per visualizzare il discorso:
Squama:
Squama virata ad ago in qualche punto, in seguito a stress di varie entità (lavorazioni, errori di coltivazione, ecc. ecc.)... indebolimento generale:
Squama:
Squama virata ad ago in qualche punto, in seguito a stress di varie entità (lavorazioni, errori di coltivazione, ecc. ecc.)... indebolimento generale:
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