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L'annaffiatura dei nostri Bonsai
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filippof
giancarlo
Giovanni 48
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L'annaffiatura dei nostri Bonsai
Apro questo argomento perché' e' spesso l'operazione più' delicata per la salute delle ns. piante.
Premesso che parliamo di vasi contenenti dei buoni materiali drenanti la tecnica suggerita ovunque e' quella di toccare il terriccio in superficie ed e' qua che nascono già' pareri discordanti , alcuni dicono quando asciutta, altri leggermente umida , ma si riferiscono a terricci dove e' presente una buona dose di terriccio universale.
Certo che il metodo migliore e' quello di spingere un dito in profondità' per capire con più' precisione lo stato di umidità', ora sarebbe interessante uno scambio d'informazioni sulle vostre esperienze :
La superficie e' asciutta ma a 3/4 vaso ce' ancora una leggera umidità come agite ??????
Procedete a dare acqua o attendete che sia proprio secco anche in profondità????
Pareri discordanti anche sulle Conifere :
Alcuni sostengono che e' preferibile lasciarla completamente asciutta anche 2 giorni (Pini in particolar modo) , altri sostengono che invece deve rimanere sempre un pelino d'umidità' per un migliore abitat delle micorrize...non e' facile e mi rendo conto anche per le varianti che esistono tra pianta e pianta ecco perché qualche scambio di esperienze personali potrebbe esserci utile .
Inizio con la mia : io preferisco lasciare leggermente umido gli Olivi -Olivastri , Le conifere ma ad eccezione del Pentaphylla , (che permaloso reagisce subito con qualche ago giallo ), Il melo lo lascio asciugare completamente insieme al Cedrus Atlantica , le Azalee sempre umide, idem la Boungaville , ma molto meno rispetto alle Azalee, le altre alterno i 2 metodi
Premesso che parliamo di vasi contenenti dei buoni materiali drenanti la tecnica suggerita ovunque e' quella di toccare il terriccio in superficie ed e' qua che nascono già' pareri discordanti , alcuni dicono quando asciutta, altri leggermente umida , ma si riferiscono a terricci dove e' presente una buona dose di terriccio universale.
Certo che il metodo migliore e' quello di spingere un dito in profondità' per capire con più' precisione lo stato di umidità', ora sarebbe interessante uno scambio d'informazioni sulle vostre esperienze :
La superficie e' asciutta ma a 3/4 vaso ce' ancora una leggera umidità come agite ??????
Procedete a dare acqua o attendete che sia proprio secco anche in profondità????
Pareri discordanti anche sulle Conifere :
Alcuni sostengono che e' preferibile lasciarla completamente asciutta anche 2 giorni (Pini in particolar modo) , altri sostengono che invece deve rimanere sempre un pelino d'umidità' per un migliore abitat delle micorrize...non e' facile e mi rendo conto anche per le varianti che esistono tra pianta e pianta ecco perché qualche scambio di esperienze personali potrebbe esserci utile .
Inizio con la mia : io preferisco lasciare leggermente umido gli Olivi -Olivastri , Le conifere ma ad eccezione del Pentaphylla , (che permaloso reagisce subito con qualche ago giallo ), Il melo lo lascio asciugare completamente insieme al Cedrus Atlantica , le Azalee sempre umide, idem la Boungaville , ma molto meno rispetto alle Azalee, le altre alterno i 2 metodi
Re: L'annaffiatura dei nostri Bonsai
Giovanni 48 ha scritto:Apro questo argomento perché' e' spesso l'operazione più' delicata per la salute delle ns. piante.
Premesso che parliamo di vasi contenenti dei buoni materiali drenanti la tecnica suggerita ovunque e' quella di toccare il terriccio in superficie ed e' qua che nascono già' pareri discordanti , alcuni dicono quando asciutta, altri leggermente umida , ma si riferiscono a terricci dove e' presente una buona dose di terriccio universale.
Certo che il metodo migliore e' quello di spingere un dito in profondità' per capire con più' precisione lo stato di umidità', ora sarebbe interessante uno scambio d'informazioni sulle vostre esperienze :
La superficie e' asciutta ma a 3/4 vaso ce' ancora una leggera umidità come agite ??????
Procedete a dare acqua o attendete che sia proprio secco anche in profondità????
Pareri discordanti anche sulle Conifere :
Alcuni sostengono che e' preferibile lasciarla completamente asciutta anche 2 giorni (Pini in particolar modo) , altri sostengono che invece deve rimanere sempre un pelino d'umidità' per un migliore abitat delle micorrize...non e' facile e mi rendo conto anche per le varianti che esistono tra pianta e pianta ecco perché qualche scambio di esperienze personali potrebbe esserci utile .
Inizio con la mia : io preferisco lasciare leggermente umido gli Olivi -Olivastri , Le conifere ma ad eccezione del Pentaphylla , (che permaloso reagisce subito con qualche ago giallo ), Il melo lo lascio asciugare completamente insieme al Cedrus Atlantica , le Azalee sempre umide, idem la Boungaville , ma molto meno rispetto alle Azalee, le altre alterno i 2 metodi
Questo e' un bel quesito Giovanni..... come molti di voi sanno l'annaffiatura e' la parte piu' importante di questo hobby....molte persone sono andate in Giappone da grandi maestri e per anni ed i grandi maestri non hanno fatto altro che farli innaffiare le piante e basta...questa cosa fa molto riflettere sull'importanza di questa pratica......
Detto cio' e' molto lungo spiegare come ci si comporta con le piante...anche perche' io ne ho moltissime e non posso permettermi di selezionare e curare pianta per pianta...quindi piante come le caducifoglie e sempreverdi aspetto che asciughino bene ma non completamente...e non metto il dito nel terreno...mi regolo ad occhio...ed aspetto che siano quasi asciutte....come lo so? Non voglio sembrare presentuoso..ma se una pianta e' completamente asciutta oppure asciutta solo in superficie io riesco a capirlo dall'andamento del tempo, se e' stata una giornata umida o ventosa e da come le piante assorbono l'acqua.....
Per le conifere discorso diverso....aspetto che siano completamente asciutte e quindi dopo aspetto anche uno o due giorni prima di innaffiare di nuovo....
Molto anche dipende dalle stagioni, dalle essenze che si trattano e dal terreno che si usa........
_______________________________________________________________________________________________________________________________
Bonsai Club Laudense
4 parole fondamentali per l'arte bonsai:
> Passione
> Determinazione
> Costanza
> Tenacia
giancarlo- .
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Re: L'annaffiatura dei nostri Bonsai
Quoto Giancarlo, anch'io mi comporto allo stesso modo.giancarlo ha scritto:Giovanni 48 ha scritto:Apro questo argomento perché' e' spesso l'operazione più' delicata per la salute delle ns. piante.
Premesso che parliamo di vasi contenenti dei buoni materiali drenanti la tecnica suggerita ovunque e' quella di toccare il terriccio in superficie ed e' qua che nascono già' pareri discordanti , alcuni dicono quando asciutta, altri leggermente umida , ma si riferiscono a terricci dove e' presente una buona dose di terriccio universale.
Certo che il metodo migliore e' quello di spingere un dito in profondità' per capire con più' precisione lo stato di umidità', ora sarebbe interessante uno scambio d'informazioni sulle vostre esperienze :
La superficie e' asciutta ma a 3/4 vaso ce' ancora una leggera umidità come agite ??????
Procedete a dare acqua o attendete che sia proprio secco anche in profondità????
Pareri discordanti anche sulle Conifere :
Alcuni sostengono che e' preferibile lasciarla completamente asciutta anche 2 giorni (Pini in particolar modo) , altri sostengono che invece deve rimanere sempre un pelino d'umidità' per un migliore abitat delle micorrize...non e' facile e mi rendo conto anche per le varianti che esistono tra pianta e pianta ecco perché qualche scambio di esperienze personali potrebbe esserci utile .
Inizio con la mia : io preferisco lasciare leggermente umido gli Olivi -Olivastri , Le conifere ma ad eccezione del Pentaphylla , (che permaloso reagisce subito con qualche ago giallo ), Il melo lo lascio asciugare completamente insieme al Cedrus Atlantica , le Azalee sempre umide, idem la Boungaville , ma molto meno rispetto alle Azalee, le altre alterno i 2 metodi
Questo e' un bel quesito Giovanni..... come molti di voi sanno l'annaffiatura e' la parte piu' importante di questo hobby....molte persone sono andate in Giappone da grandi maestri e per anni ed i grandi maestri non hanno fatto altro che farli innaffiare le piante e basta...questa cosa fa molto riflettere sull'importanza di questa pratica......
Detto cio' e' molto lungo spiegare come ci si comporta con le piante...anche perche' io ne ho moltissime e non posso permettermi di selezionare e curare pianta per pianta...quindi piante come le caducifoglie e sempreverdi aspetto che asciughino bene ma non completamente...e non metto il dito nel terreno...mi regolo ad occhio...ed aspetto che siano quasi asciutte....come lo so? Non voglio sembrare presentuoso..ma se una pianta e' completamente asciutta oppure asciutta solo in superficie io riesco a capirlo dall'andamento del tempo, se e' stata una giornata umida o ventosa e da come le piante assorbono l'acqua.....
Per le conifere discorso diverso....aspetto che siano completamente asciutte e quindi dopo aspetto anche uno o due giorni prima di innaffiare di nuovo....
Molto anche dipende dalle stagioni, dalle essenze che si trattano e dal terreno che si usa........
filippof- Utente normale
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Re: L'annaffiatura dei nostri Bonsai
Giancarlo in un mese innaffia centinaio di pianta se non di più' e' chiaro che e' diventato un professionista esperto , in Giappone troverebbe lavoro quando vuole
Quest'anno io ho cambiato tutti i terricci anche alle piante già' rinvasate lo scorso anno perché' non soddisfatto eliminando il t.u. quasi da tutte e se qualcun'altro vuole aggiungere le sue esperienze, credo che questo sia un'argomento interessante
Quest'anno io ho cambiato tutti i terricci anche alle piante già' rinvasate lo scorso anno perché' non soddisfatto eliminando il t.u. quasi da tutte e se qualcun'altro vuole aggiungere le sue esperienze, credo che questo sia un'argomento interessante
Re: L'annaffiatura dei nostri Bonsai
Giovanni 48 ha scritto:Giancarlo in un mese innaffia centinaio di pianta se non di più' e' chiaro che e' diventato un professionista esperto , in Giappone troverebbe lavoro quando vuole
Quest'anno io ho cambiato tutti i terricci anche alle piante già' rinvasate lo scorso anno perché' non soddisfatto eliminando il t.u. quasi da tutte e se qualcun'altro vuole aggiungere le sue esperienze, credo che questo sia un'argomento interessante
No dai, professionista no...ma l'occhio me lo sono fatto per forza...
per i terricci hai fatto bene...anche io con il tempo mi sono accorto che piu' sono drenanti meglio e' per le piante....bisogna solo avere piu' attenzione e guardare le piante costantemente...altrimenti non ci si regola con le annaffiature e i colpi si secco sono sempre dietro l'angolo....
Colgo l'occasione per complimentarmi con te Giovanni...ci stai mettendo tanta passione e voglia, hai fatto passi da gigante da quando ti ho conosciuto....COMPLIMENTI!!!
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Re: L'annaffiatura dei nostri Bonsai
Grazie Giancarlo , essendo solo qui ad Ancona ho seguito sempre il Forum di Andrea ed ora seguo anche il tuo e devo dire che mi ha aiutato moltissimo essendo l'unica fonte disponibile.
Ora me la cavo abbastanza bene , ma sono sempre un "pulcino"
Ora me la cavo abbastanza bene , ma sono sempre un "pulcino"
Re: L'annaffiatura dei nostri Bonsai
Ciao Giacomo48...
Confermo che la gestione dell'acqua è di primaria importanza ....
a tal proposito mi permetto di inserire la lettura di questo post che ho fatto in precedenza :
Partiamo col dire che nelle piante non esiste un sistema di circolazione dell’acqua ed essa è utilizzata una sola volta, quindi è alla continua ricerca.
L’acqua del terreno, infatti, passa per osmosi all’interno dei peli radicali attraverso la membrana costituita dalle cellule epidermiche.
I peli radicali, assumono dal terreno piccole molecole di acqua che permettono il trasporto delle sostanze nutritive dalle radici alle foglie, i meccanismi di risalita dell’acqua sono diversi, per Capillarità e per Pressione Radicale sono sufficienti per spingere l’acqua ad altezze modeste ma non sono in grado di raggiungere la sommità dei grandi alberi.
C’è bisogno di una forza trainate che faccia arrivare la linfa fino alla sommità della chioma.
Questo fenomeno si chiama Traspirazione ed è regolato dalla maggiore e minore apertura degli Stomi trasformando l’acqua da liquida a gassosa evaporando nell’aria.
Questo passaggio in forma gassosa crea una situazione di squilibrio e di tensione all’interno dei vasi linfatici, creando una forza diretta verso l’alto che attrae l’acqua nella parte superiore del sistema vascolare, trascinato dalle molecole che stanno e vaporando, senza frammentarsi dalle radici alle foglie, che sono continuamente rifornite di soluzione salina, questo flusso continuo di acqua che traspirando si disperde nell’aria.
Il fatto che la pianta utilizza per le sue necessità di crescita meno del 5% dell’acqua introdotta, il restante 95% viene Traspirato, deve essere sempre presente nel vaso per mantenere in salute le nostre piantuzze e avere sostanze nutrienti in continuo movimento.
A questo voglio ricordare come letto in alcuni libri come una semplice pianta di mais del peso a fine stagione di 500 gr passano oltre 180 litri di acqua.
Mentre in un albero di betulla, traspiri giornalmente oltre 300 litri.
Quantitativi inverosimili, da non credere.
Gli stomi, sono dei minuscoli forellini posti nella pagina inferiore delle foglie, si aprono e si chiudono secondo le reali esigenze della pianta, di norma durante il giorno traspirano, mentre al calar della sera si chiudono permettendo alle radici di ossigenarsi e poter crescere alimentandosi della linfa elaborata discendente.
Alcuni esempi di fattori ambientali che possono influenzare la traspirazione.
Acqua nel terreno: un vegetale non può continuare a traspirare velocemente se la perdita di acqua non è compensata dall’assorbimento di questa dal suolo, perdita del turgore vegetale e chiusura degli stomi, interrompendo la fotosintesi.
Temperatura: le piante traspirano più rapidamente ad alte temperature, perche l’acqua evapora più velocemente all’aumentare della temperatura, quindi tenere in considerazione dimensioni dei vasi e il luogo dove esporre le varie essenze.
Vento: alla presenza di brezza normale intediamoci, l’umidità attorno alla foglia è portata via e sostituita da aria secca in questo caso, aumenta la traspirazione, mentre alla presenza di umidità attorno alla foglia la traspirazione diminuisce.
Luce: le piante traspirano più velocemente alla luce che al buio, perché la luce riscalda la foglia e stimola l’apertura degli stomi.
Tuttavia l’eccesso di acqua può danneggiare in modo irreparabile le piantuzze.
Abbiamo detto che l’acqua è assorbita dalle radici e il percorso avviene attraverso la membrana cellulare dei peli radicali, queste cellule devono essere perfettamente sane e vive per lavorare e assorbire le sostanze nutrienti.
Le cellule delle radici producono energia mediante la respirazione, consumano ossigeno quindi aria.
Il terreno nei nostri vasi deve essere ben drenati per assicurare la circolazione dell’aria negli spazi vuoti del terreno per ossigenare perfettamente le radici.
Ricapitolando, di giorno serve acqua nel terreno per la traspirazione, mentre di notte bisogna avere il terreno umido ma non intasato di acqua, permettendo all’aria di circolare liberamente dando possibilità alle radici di crescere .
Spero aver manifestato nel modo più semplice e comprensibile, questa procedura.
Forte del fatto che conoscere come un organismo vive e si sviluppa, aiuta Noi nel gestirlo al meglio
Puo' essere di aiuto per capire meglio.....
Le variabili sono molpteplici , ma con un po di attenzione si fa tutto....
Di solito appoggio il palmo della mano per sentire se il substrato/sfagno/ muschio è fresco cosi capisco se devo docciare veloce o fare una innaffiatura piu abbondante.
al momento bagno circa ogni 3/4 gg tocco sempre con mano tutte le piante per capire il fabbisogno idrico.....
Visto che sta aprendo i germogli , a breve si dovra' bagnare sempre piu' ravvicinato , poi in estate a foglia piena anche un paio di volte al giorno...
La forma del vaso e l'altezza , influiscono in modo considerevole alla evaporazione /fabbisogno idrico della pianta .
-------------------
il terreno lo suddivido in 3 blocchi ipotetici :
1) superficiale ---- asciuga in modo veloce se non protetto....
2) centrale dove ho il max del pane radicale ----parte piu' umida
3) inferiore vicino hai fori di drenaggio ----- piu ci sono fori piu' entra ossigeno e asciuga velocemente .
Bisogna sempre avere un buon grado di umidita all'interno del pane radicale per non mandare la pianta in blocco...
Il solito consiglio :
imparare ad osservare le piante e come si comportano hai ns interventi.
Visto che bagno solo manualmente ogni singola pianta mi regolo di conseguenza aiutato anche dalle altre .....
Questa è mia esperienza personale e non è il vangelo....
Di solito lo sfagno lo metto in prevalenza su latifoglie e dove utilizzo vasi molto bassi , tipo aceri, olmo, prunus, , ricerco sempre la giusta umidita' superficiale per aiutare la crescita del nebari.
Cerco di utilizzare al max la terra nei vasi e mettendo lo sfagno si stilola la crescita nel primo strato di terriccio , che di solito è il primo che asciuga , basta un'ora di sole e un po di vento che il primo cm, di terriccio non è idoneo alla crescita dei nuovi peli radicali perche' asciugando si bruciano immediatamente .
detto questo oramai ampiamneto consolidato .....
una volta provveduto alla stesura dello sfagno che io personalmente utilizzo sminuzzato e ricopro interamnte la superficie ,
provvedo alla semina di quello vivo......
COME ....
Prendo del muschio verde ben pulito e disinfettato, quello a trama fine
lo fate asciugare al sole
una volta pronto lo polverizzate , con una grattugia, un frullatore vecchio una retina , vedete Voi...lo riponete in un barattolo di vetro per conservarlo.
il risulato è una polvere nera verdastra ,
ora provvedete a spolverare tutta la superficie sopra lo sfagno precedentemente messo, senza esagerare QB .
la superficie ora e colorata di vederde nero , ma in poche settimane diventa un verde brillante , compatto vivo e vegeto....
Il muschio vivo trattiene umidita e le radici satureranno tutto il vaso in minor tempo.
e poi è facile basta appoggiare il palmo della mano e se sentite fresco , è tutto OK , se no una buona irrigazione e siete a posto....
Vi renderete conto che le piante assimilano maggior nutrimento , visto che utilizzate tutta la terra a disposizione ....
Una Considerazione se siete abituati a non metterlo , utilizzate solo il 60% del terreno a disposizione e le piante reagiscono bene,
Come pensaste reagiranno utilizzando il 100% del terreno,quasi il doppio del volume della terra .......
Ulteriore vantaggio e' rappresentato dal fatto che lo sfagno con le fibre biancastre, chiare e fibrose, molto morbide, aggiunto al substrato dei vasi, li rende molto meno compatti e "chiusi", facilitanto ricircolo d'aria e acqua, ed evitando pericolosi fenomeni di asfissia rende il terreno molto piu' aereato e ventilato, continuando a rilasciare sostanze utili.
Oltre ad essere un valido termoregolatore della temperatura , sia nel periodo caldo ritenzione idrica , che nel periodo freddo, protettivo dalle gelate superficiali
Altro fatto senz'altro importante, alcuni studi sembrano dimostrare che lo sfagno, o alcuni organismi simbionti dello sfagno, produca una certa quantita di acido indolacetico (auxina) ed altre sostanze organiche che stimolano la crescita delle piante superiori, inoltre la struttura stessa dello sfagno permette un rapido attecchimento per le giovani radichette,
che trovano subito acqua in gran quantita' e protezione da infezioni.
Lo strato di sfagno che pongo sulle piantuzze, ha uno spessore di 5/6 mm al max
Oltre a questa funzione legata al bilancio idrico,
lo sfagno esercita una notevole azione antifungina ed antimicotica. Cio' e' dovuto principalmente a tre fatti. Primo, essendo un organismo fotosintetizzante, lo sfagno rilascia una gran quantita' di ossigeno, cosa questa che e' letale per alcuni batteri ed agenti patogeni. In secondo luogo spesso lo sfagno ospita alcuni microorganismi simbionti che secernono a loro volta sostanze antifungine ed antimicotiche. Infine, molte delle sostanze rilasciate dallo sfagno e dalla decomposizione dello sfagno abbassano notevolmente il pH e generano un pool di acidi umici e tannici che nel complesso creano un microambiente fortemente antimicotico e batteriostatico.
Ho trovato giovamento utilizzando queste procedure , da parecchi anni infatti mi avvalgo di queste soluzioni per migliorare il nebari e l'apparato radicale di piante coltivate in vasi bassi, dove ricerco il massimo dal poco che ho a disposizione.
Se hai altri dubbi chiedi nello specifico
cosi vediamo se possiamo dare una risposta mirata e certosina
ciao Marcello
Confermo che la gestione dell'acqua è di primaria importanza ....
a tal proposito mi permetto di inserire la lettura di questo post che ho fatto in precedenza :
Partiamo col dire che nelle piante non esiste un sistema di circolazione dell’acqua ed essa è utilizzata una sola volta, quindi è alla continua ricerca.
L’acqua del terreno, infatti, passa per osmosi all’interno dei peli radicali attraverso la membrana costituita dalle cellule epidermiche.
I peli radicali, assumono dal terreno piccole molecole di acqua che permettono il trasporto delle sostanze nutritive dalle radici alle foglie, i meccanismi di risalita dell’acqua sono diversi, per Capillarità e per Pressione Radicale sono sufficienti per spingere l’acqua ad altezze modeste ma non sono in grado di raggiungere la sommità dei grandi alberi.
C’è bisogno di una forza trainate che faccia arrivare la linfa fino alla sommità della chioma.
Questo fenomeno si chiama Traspirazione ed è regolato dalla maggiore e minore apertura degli Stomi trasformando l’acqua da liquida a gassosa evaporando nell’aria.
Questo passaggio in forma gassosa crea una situazione di squilibrio e di tensione all’interno dei vasi linfatici, creando una forza diretta verso l’alto che attrae l’acqua nella parte superiore del sistema vascolare, trascinato dalle molecole che stanno e vaporando, senza frammentarsi dalle radici alle foglie, che sono continuamente rifornite di soluzione salina, questo flusso continuo di acqua che traspirando si disperde nell’aria.
Il fatto che la pianta utilizza per le sue necessità di crescita meno del 5% dell’acqua introdotta, il restante 95% viene Traspirato, deve essere sempre presente nel vaso per mantenere in salute le nostre piantuzze e avere sostanze nutrienti in continuo movimento.
A questo voglio ricordare come letto in alcuni libri come una semplice pianta di mais del peso a fine stagione di 500 gr passano oltre 180 litri di acqua.
Mentre in un albero di betulla, traspiri giornalmente oltre 300 litri.
Quantitativi inverosimili, da non credere.
Gli stomi, sono dei minuscoli forellini posti nella pagina inferiore delle foglie, si aprono e si chiudono secondo le reali esigenze della pianta, di norma durante il giorno traspirano, mentre al calar della sera si chiudono permettendo alle radici di ossigenarsi e poter crescere alimentandosi della linfa elaborata discendente.
Alcuni esempi di fattori ambientali che possono influenzare la traspirazione.
Acqua nel terreno: un vegetale non può continuare a traspirare velocemente se la perdita di acqua non è compensata dall’assorbimento di questa dal suolo, perdita del turgore vegetale e chiusura degli stomi, interrompendo la fotosintesi.
Temperatura: le piante traspirano più rapidamente ad alte temperature, perche l’acqua evapora più velocemente all’aumentare della temperatura, quindi tenere in considerazione dimensioni dei vasi e il luogo dove esporre le varie essenze.
Vento: alla presenza di brezza normale intediamoci, l’umidità attorno alla foglia è portata via e sostituita da aria secca in questo caso, aumenta la traspirazione, mentre alla presenza di umidità attorno alla foglia la traspirazione diminuisce.
Luce: le piante traspirano più velocemente alla luce che al buio, perché la luce riscalda la foglia e stimola l’apertura degli stomi.
Tuttavia l’eccesso di acqua può danneggiare in modo irreparabile le piantuzze.
Abbiamo detto che l’acqua è assorbita dalle radici e il percorso avviene attraverso la membrana cellulare dei peli radicali, queste cellule devono essere perfettamente sane e vive per lavorare e assorbire le sostanze nutrienti.
Le cellule delle radici producono energia mediante la respirazione, consumano ossigeno quindi aria.
Il terreno nei nostri vasi deve essere ben drenati per assicurare la circolazione dell’aria negli spazi vuoti del terreno per ossigenare perfettamente le radici.
Ricapitolando, di giorno serve acqua nel terreno per la traspirazione, mentre di notte bisogna avere il terreno umido ma non intasato di acqua, permettendo all’aria di circolare liberamente dando possibilità alle radici di crescere .
Spero aver manifestato nel modo più semplice e comprensibile, questa procedura.
Forte del fatto che conoscere come un organismo vive e si sviluppa, aiuta Noi nel gestirlo al meglio
Puo' essere di aiuto per capire meglio.....
Le variabili sono molpteplici , ma con un po di attenzione si fa tutto....
Di solito appoggio il palmo della mano per sentire se il substrato/sfagno/ muschio è fresco cosi capisco se devo docciare veloce o fare una innaffiatura piu abbondante.
al momento bagno circa ogni 3/4 gg tocco sempre con mano tutte le piante per capire il fabbisogno idrico.....
Visto che sta aprendo i germogli , a breve si dovra' bagnare sempre piu' ravvicinato , poi in estate a foglia piena anche un paio di volte al giorno...
La forma del vaso e l'altezza , influiscono in modo considerevole alla evaporazione /fabbisogno idrico della pianta .
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il terreno lo suddivido in 3 blocchi ipotetici :
1) superficiale ---- asciuga in modo veloce se non protetto....
2) centrale dove ho il max del pane radicale ----parte piu' umida
3) inferiore vicino hai fori di drenaggio ----- piu ci sono fori piu' entra ossigeno e asciuga velocemente .
Bisogna sempre avere un buon grado di umidita all'interno del pane radicale per non mandare la pianta in blocco...
Il solito consiglio :
imparare ad osservare le piante e come si comportano hai ns interventi.
Visto che bagno solo manualmente ogni singola pianta mi regolo di conseguenza aiutato anche dalle altre .....
Questa è mia esperienza personale e non è il vangelo....
Di solito lo sfagno lo metto in prevalenza su latifoglie e dove utilizzo vasi molto bassi , tipo aceri, olmo, prunus, , ricerco sempre la giusta umidita' superficiale per aiutare la crescita del nebari.
Cerco di utilizzare al max la terra nei vasi e mettendo lo sfagno si stilola la crescita nel primo strato di terriccio , che di solito è il primo che asciuga , basta un'ora di sole e un po di vento che il primo cm, di terriccio non è idoneo alla crescita dei nuovi peli radicali perche' asciugando si bruciano immediatamente .
detto questo oramai ampiamneto consolidato .....
una volta provveduto alla stesura dello sfagno che io personalmente utilizzo sminuzzato e ricopro interamnte la superficie ,
provvedo alla semina di quello vivo......
COME ....
Prendo del muschio verde ben pulito e disinfettato, quello a trama fine
lo fate asciugare al sole
una volta pronto lo polverizzate , con una grattugia, un frullatore vecchio una retina , vedete Voi...lo riponete in un barattolo di vetro per conservarlo.
il risulato è una polvere nera verdastra ,
ora provvedete a spolverare tutta la superficie sopra lo sfagno precedentemente messo, senza esagerare QB .
la superficie ora e colorata di vederde nero , ma in poche settimane diventa un verde brillante , compatto vivo e vegeto....
Il muschio vivo trattiene umidita e le radici satureranno tutto il vaso in minor tempo.
e poi è facile basta appoggiare il palmo della mano e se sentite fresco , è tutto OK , se no una buona irrigazione e siete a posto....
Vi renderete conto che le piante assimilano maggior nutrimento , visto che utilizzate tutta la terra a disposizione ....
Una Considerazione se siete abituati a non metterlo , utilizzate solo il 60% del terreno a disposizione e le piante reagiscono bene,
Come pensaste reagiranno utilizzando il 100% del terreno,quasi il doppio del volume della terra .......
Ulteriore vantaggio e' rappresentato dal fatto che lo sfagno con le fibre biancastre, chiare e fibrose, molto morbide, aggiunto al substrato dei vasi, li rende molto meno compatti e "chiusi", facilitanto ricircolo d'aria e acqua, ed evitando pericolosi fenomeni di asfissia rende il terreno molto piu' aereato e ventilato, continuando a rilasciare sostanze utili.
Oltre ad essere un valido termoregolatore della temperatura , sia nel periodo caldo ritenzione idrica , che nel periodo freddo, protettivo dalle gelate superficiali
Altro fatto senz'altro importante, alcuni studi sembrano dimostrare che lo sfagno, o alcuni organismi simbionti dello sfagno, produca una certa quantita di acido indolacetico (auxina) ed altre sostanze organiche che stimolano la crescita delle piante superiori, inoltre la struttura stessa dello sfagno permette un rapido attecchimento per le giovani radichette,
che trovano subito acqua in gran quantita' e protezione da infezioni.
Lo strato di sfagno che pongo sulle piantuzze, ha uno spessore di 5/6 mm al max
Oltre a questa funzione legata al bilancio idrico,
lo sfagno esercita una notevole azione antifungina ed antimicotica. Cio' e' dovuto principalmente a tre fatti. Primo, essendo un organismo fotosintetizzante, lo sfagno rilascia una gran quantita' di ossigeno, cosa questa che e' letale per alcuni batteri ed agenti patogeni. In secondo luogo spesso lo sfagno ospita alcuni microorganismi simbionti che secernono a loro volta sostanze antifungine ed antimicotiche. Infine, molte delle sostanze rilasciate dallo sfagno e dalla decomposizione dello sfagno abbassano notevolmente il pH e generano un pool di acidi umici e tannici che nel complesso creano un microambiente fortemente antimicotico e batteriostatico.
Ho trovato giovamento utilizzando queste procedure , da parecchi anni infatti mi avvalgo di queste soluzioni per migliorare il nebari e l'apparato radicale di piante coltivate in vasi bassi, dove ricerco il massimo dal poco che ho a disposizione.
Se hai altri dubbi chiedi nello specifico
cosi vediamo se possiamo dare una risposta mirata e certosina
ciao Marcello
Bonsaicaffe- Bonsaista esperto
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Località : Brescia
Re: L'annaffiatura dei nostri Bonsai
Grazie Marcello molto interessante questa tua descrizione, volevo solo chiederti che il muschio lasciato sulla superficie ed esposto ai raggi del sole sopratutto da Maggio in poi mi si secca , questo mi succede anche in un boschetto che prende solo 2 ore di sole del mattino .
Comunque capisco che tra tenere il terreno muschiato e non, c'è una grande differenza che poi si riflette sull'annaffiatura inoltre io l'ho sempre tolto perché' avevo letto rallenta l'ossigenazione del pane, ma come ben sai le scuole di pensiero a volte sono discordanti e non solo sui Bonsai.
Riflettendo ,credo averlo sia meglio proprio perché' mi trovo con terricci disidratati sul primo terzo e umidi in fondo e questo crea un microclima non idoneo alla pianta come tu hai già' spiegato.
Nel terreno infatti le piante non subiscono questa differenza o per lo meno così' accentuata ed in breve tempo come in un vaso di Bonsai.
Proprio ieri ho gettato via del bel muschio
Comunque capisco che tra tenere il terreno muschiato e non, c'è una grande differenza che poi si riflette sull'annaffiatura inoltre io l'ho sempre tolto perché' avevo letto rallenta l'ossigenazione del pane, ma come ben sai le scuole di pensiero a volte sono discordanti e non solo sui Bonsai.
Riflettendo ,credo averlo sia meglio proprio perché' mi trovo con terricci disidratati sul primo terzo e umidi in fondo e questo crea un microclima non idoneo alla pianta come tu hai già' spiegato.
Nel terreno infatti le piante non subiscono questa differenza o per lo meno così' accentuata ed in breve tempo come in un vaso di Bonsai.
Proprio ieri ho gettato via del bel muschio
Re: L'annaffiatura dei nostri Bonsai
Bonsaicaffe ha scritto:Ciao Giacomo48...
Confermo che la gestione dell'acqua è di primaria importanza ....
a tal proposito mi permetto di inserire la lettura di questo post che ho fatto in precedenza :
Partiamo col dire che nelle piante non esiste un sistema di circolazione dell’acqua ed essa è utilizzata una sola volta, quindi è alla continua ricerca.
L’acqua del terreno, infatti, passa per osmosi all’interno dei peli radicali attraverso la membrana costituita dalle cellule epidermiche.
I peli radicali, assumono dal terreno piccole molecole di acqua che permettono il trasporto delle sostanze nutritive dalle radici alle foglie, i meccanismi di risalita dell’acqua sono diversi, per Capillarità e per Pressione Radicale sono sufficienti per spingere l’acqua ad altezze modeste ma non sono in grado di raggiungere la sommità dei grandi alberi.
C’è bisogno di una forza trainate che faccia arrivare la linfa fino alla sommità della chioma.
Questo fenomeno si chiama Traspirazione ed è regolato dalla maggiore e minore apertura degli Stomi trasformando l’acqua da liquida a gassosa evaporando nell’aria.
Questo passaggio in forma gassosa crea una situazione di squilibrio e di tensione all’interno dei vasi linfatici, creando una forza diretta verso l’alto che attrae l’acqua nella parte superiore del sistema vascolare, trascinato dalle molecole che stanno e vaporando, senza frammentarsi dalle radici alle foglie, che sono continuamente rifornite di soluzione salina, questo flusso continuo di acqua che traspirando si disperde nell’aria.
Il fatto che la pianta utilizza per le sue necessità di crescita meno del 5% dell’acqua introdotta, il restante 95% viene Traspirato, deve essere sempre presente nel vaso per mantenere in salute le nostre piantuzze e avere sostanze nutrienti in continuo movimento.
A questo voglio ricordare come letto in alcuni libri come una semplice pianta di mais del peso a fine stagione di 500 gr passano oltre 180 litri di acqua.
Mentre in un albero di betulla, traspiri giornalmente oltre 300 litri.
Quantitativi inverosimili, da non credere.
Gli stomi, sono dei minuscoli forellini posti nella pagina inferiore delle foglie, si aprono e si chiudono secondo le reali esigenze della pianta, di norma durante il giorno traspirano, mentre al calar della sera si chiudono permettendo alle radici di ossigenarsi e poter crescere alimentandosi della linfa elaborata discendente.
Alcuni esempi di fattori ambientali che possono influenzare la traspirazione.
Acqua nel terreno: un vegetale non può continuare a traspirare velocemente se la perdita di acqua non è compensata dall’assorbimento di questa dal suolo, perdita del turgore vegetale e chiusura degli stomi, interrompendo la fotosintesi.
Temperatura: le piante traspirano più rapidamente ad alte temperature, perche l’acqua evapora più velocemente all’aumentare della temperatura, quindi tenere in considerazione dimensioni dei vasi e il luogo dove esporre le varie essenze.
Vento: alla presenza di brezza normale intediamoci, l’umidità attorno alla foglia è portata via e sostituita da aria secca in questo caso, aumenta la traspirazione, mentre alla presenza di umidità attorno alla foglia la traspirazione diminuisce.
Luce: le piante traspirano più velocemente alla luce che al buio, perché la luce riscalda la foglia e stimola l’apertura degli stomi.
Tuttavia l’eccesso di acqua può danneggiare in modo irreparabile le piantuzze.
Abbiamo detto che l’acqua è assorbita dalle radici e il percorso avviene attraverso la membrana cellulare dei peli radicali, queste cellule devono essere perfettamente sane e vive per lavorare e assorbire le sostanze nutrienti.
Le cellule delle radici producono energia mediante la respirazione, consumano ossigeno quindi aria.
Il terreno nei nostri vasi deve essere ben drenati per assicurare la circolazione dell’aria negli spazi vuoti del terreno per ossigenare perfettamente le radici.
Ricapitolando, di giorno serve acqua nel terreno per la traspirazione, mentre di notte bisogna avere il terreno umido ma non intasato di acqua, permettendo all’aria di circolare liberamente dando possibilità alle radici di crescere .
Spero aver manifestato nel modo più semplice e comprensibile, questa procedura.
Forte del fatto che conoscere come un organismo vive e si sviluppa, aiuta Noi nel gestirlo al meglio
Puo' essere di aiuto per capire meglio.....
Le variabili sono molpteplici , ma con un po di attenzione si fa tutto....
Di solito appoggio il palmo della mano per sentire se il substrato/sfagno/ muschio è fresco cosi capisco se devo docciare veloce o fare una innaffiatura piu abbondante.
al momento bagno circa ogni 3/4 gg tocco sempre con mano tutte le piante per capire il fabbisogno idrico.....
Visto che sta aprendo i germogli , a breve si dovra' bagnare sempre piu' ravvicinato , poi in estate a foglia piena anche un paio di volte al giorno...
La forma del vaso e l'altezza , influiscono in modo considerevole alla evaporazione /fabbisogno idrico della pianta .
-------------------
il terreno lo suddivido in 3 blocchi ipotetici :
1) superficiale ---- asciuga in modo veloce se non protetto....
2) centrale dove ho il max del pane radicale ----parte piu' umida
3) inferiore vicino hai fori di drenaggio ----- piu ci sono fori piu' entra ossigeno e asciuga velocemente .
Bisogna sempre avere un buon grado di umidita all'interno del pane radicale per non mandare la pianta in blocco...
Il solito consiglio :
imparare ad osservare le piante e come si comportano hai ns interventi.
Visto che bagno solo manualmente ogni singola pianta mi regolo di conseguenza aiutato anche dalle altre .....
Questa è mia esperienza personale e non è il vangelo....
Di solito lo sfagno lo metto in prevalenza su latifoglie e dove utilizzo vasi molto bassi , tipo aceri, olmo, prunus, , ricerco sempre la giusta umidita' superficiale per aiutare la crescita del nebari.
Cerco di utilizzare al max la terra nei vasi e mettendo lo sfagno si stilola la crescita nel primo strato di terriccio , che di solito è il primo che asciuga , basta un'ora di sole e un po di vento che il primo cm, di terriccio non è idoneo alla crescita dei nuovi peli radicali perche' asciugando si bruciano immediatamente .
detto questo oramai ampiamneto consolidato .....
una volta provveduto alla stesura dello sfagno che io personalmente utilizzo sminuzzato e ricopro interamnte la superficie ,
provvedo alla semina di quello vivo......
COME ....
Prendo del muschio verde ben pulito e disinfettato, quello a trama fine
lo fate asciugare al sole
una volta pronto lo polverizzate , con una grattugia, un frullatore vecchio una retina , vedete Voi...lo riponete in un barattolo di vetro per conservarlo.
il risulato è una polvere nera verdastra ,
ora provvedete a spolverare tutta la superficie sopra lo sfagno precedentemente messo, senza esagerare QB .
la superficie ora e colorata di vederde nero , ma in poche settimane diventa un verde brillante , compatto vivo e vegeto....
Il muschio vivo trattiene umidita e le radici satureranno tutto il vaso in minor tempo.
e poi è facile basta appoggiare il palmo della mano e se sentite fresco , è tutto OK , se no una buona irrigazione e siete a posto....
Vi renderete conto che le piante assimilano maggior nutrimento , visto che utilizzate tutta la terra a disposizione ....
Una Considerazione se siete abituati a non metterlo , utilizzate solo il 60% del terreno a disposizione e le piante reagiscono bene,
Come pensaste reagiranno utilizzando il 100% del terreno,quasi il doppio del volume della terra .......
Ulteriore vantaggio e' rappresentato dal fatto che lo sfagno con le fibre biancastre, chiare e fibrose, molto morbide, aggiunto al substrato dei vasi, li rende molto meno compatti e "chiusi", facilitanto ricircolo d'aria e acqua, ed evitando pericolosi fenomeni di asfissia rende il terreno molto piu' aereato e ventilato, continuando a rilasciare sostanze utili.
Oltre ad essere un valido termoregolatore della temperatura , sia nel periodo caldo ritenzione idrica , che nel periodo freddo, protettivo dalle gelate superficiali
Altro fatto senz'altro importante, alcuni studi sembrano dimostrare che lo sfagno, o alcuni organismi simbionti dello sfagno, produca una certa quantita di acido indolacetico (auxina) ed altre sostanze organiche che stimolano la crescita delle piante superiori, inoltre la struttura stessa dello sfagno permette un rapido attecchimento per le giovani radichette,
che trovano subito acqua in gran quantita' e protezione da infezioni.
Lo strato di sfagno che pongo sulle piantuzze, ha uno spessore di 5/6 mm al max
Oltre a questa funzione legata al bilancio idrico,
lo sfagno esercita una notevole azione antifungina ed antimicotica. Cio' e' dovuto principalmente a tre fatti. Primo, essendo un organismo fotosintetizzante, lo sfagno rilascia una gran quantita' di ossigeno, cosa questa che e' letale per alcuni batteri ed agenti patogeni. In secondo luogo spesso lo sfagno ospita alcuni microorganismi simbionti che secernono a loro volta sostanze antifungine ed antimicotiche. Infine, molte delle sostanze rilasciate dallo sfagno e dalla decomposizione dello sfagno abbassano notevolmente il pH e generano un pool di acidi umici e tannici che nel complesso creano un microambiente fortemente antimicotico e batteriostatico.
Ho trovato giovamento utilizzando queste procedure , da parecchi anni infatti mi avvalgo di queste soluzioni per migliorare il nebari e l'apparato radicale di piante coltivate in vasi bassi, dove ricerco il massimo dal poco che ho a disposizione.
Se hai altri dubbi chiedi nello specifico
cosi vediamo se possiamo dare una risposta mirata e certosina
ciao Marcello
Una spiegazione ineccepibile e molto interessante.....e non poteva essere diversamente......tutto cio' che fai lo fai in modo superbo!!!! caro Marcello!!!!
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Re: L'annaffiatura dei nostri Bonsai
Una spiegazione ineccepibile e molto interessante.....e non poteva essere diversamente......tutto cio' che fai lo fai in modo superbo!!!! caro Marcello!!!! [/quote]
Quoto in toto e grazie sopratutto per aver scritto una descrizione così' lunga e impegnativa
Re: L'annaffiatura dei nostri Bonsai
io di solito le caducifoglie innaffio ogni due giorni quando ce il sole tra marzo e maggio,in estate tutti i giorni,se mi dimentico pena foglie appasite,oggi mi sono accorto che il mio acero deshojo non regge gia' piu i 2gg ma devo annafiarlo 1giorno e mezzo prima..ha molto meno terreno rispetto ai fratelli..idem per due piante che ho gia in vaso bonsai..meno rognose ma sempre al limite sono..per gli olivastri lascio un pelo di umidita nella pomice..olivi idem..le conifere lascio asciugare ma non esagero..1 giorno aòòìasciutto le lascio..
Matteo- Utente medio
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Re: L'annaffiatura dei nostri Bonsai
è importante conoscere bene il substrato delle nostre piante, perchè ci permette di dare l'acqua di cui si ha bisogno!
Ultima modifica di kordonbleu il Gio 05 Apr 2012, 07:10 - modificato 1 volta.
kordonbleu- Moderatore
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Re: L'annaffiatura dei nostri Bonsai
Senza parole... i maestri si riconoscono...
Complimenti, bravissimi
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Bonsai67- Utente attivo
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