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Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
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Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
http://www.armandodalcolseiwabonsaien.com/dopo-25-anni-di-coltivazione-di-un-faggio-viene-scelto-lo-stile-ventoso/
Fagus sylvatica; dopo 25 anni di coltivazione è stato modificato lo stile definitivo di questo faggio: Fukinagashi (ventoso, spazzato dal vento).
Testo e foto di Armando Dal Col
https://2img.net/r/ihimizer/img194/8722/1qig.jpg
Raccolsi questo faggio nel 1987 in un pascolo montano. La pianta era un piccolo ceppo con un secondo tronco alla base, ma con una vistosa cicatrice sulla parte bassa del tronco dovuta sicuramente allo zoccolo di un cavallo o dalle mucche che pascolavano abitualmente in quel luogo. E per questo calpestio casuale parte del tronco e della base della pianta era un po’ “massacrata”; decisi comunque di raccoglierla. Per diversi anni il faggio non ricevette un’impostazione vera e propria, se non quella di farlo sviluppare e infoltire il più possibile. All’inizio lo trapiantai in una cassetta di polistirolo, trasferendolo in un secondo momento in una sorta di lastra concava che feci con sabbia e cemento, successivamente lo trapiantai in un vaso di plastica per offrirgli una maggiore quantità di terreno alle radici.
Nel corso degli anni anche la base del secondo tronco iniziò a rinvigorirsi sempre più malgrado fosse stato successivamente capitozzato, tanto da sviluppare un secondo alberello ben ramificato e, verso la fine di novembre del 2012 decisi di impostare la pianta nello stile ventoso mantenendo quasi tutti i rami.
Ciò che maggiormente colpisce lo stile ventoso è un Bonsai che potrebbe rappresentare in un albero un’indicazione di contro-equilibrio o di antigravità, a causa delle fronde mosse dal vento. Il Bonsai nello stile ventoso o “Fukinagashi” è senza dubbio una delle più drammatiche rappresentazioni della natura, è l’evocazione d’ambienti difficili dove regnano costanti i forti venti tipici delle coste scoscese, dove i tronchi degli alberi assumono forme arcuate, e così sono evidenti dei rami spezzati e parti denudate del tronco. E come non rimanere “turbati” nel vedere gli alberi piegarsi sotto l’infuriare dei violenti temporali estivi alimentati dai forti venti che possiamo tranquillamente vedere anche nelle città o nelle campagne. Infatti, sono proprio queste le occasioni che ci permettono di osservare gli alberi e specialmente le latifoglie sottoposte all’infuriare della tempesta. L’insieme dei rami con le voluminose fronde assumono un’unica direzione sospinti in continuazione da forti raffiche di vento in un movimento ondulatorio. E sono proprio le latifoglie rispetto alle conifere che trasmettono angosciosi momenti, ma anche “ammirazione” assistendo impotenti nostro malgrado alle forze della natura. Terminato il violento temporale, le latifoglie riassumono il loro aspetto naturale. Ecco perché non è facile mantenere visibile questo stile, specialmente quando una latifoglia è in piena vegetazione.
Ed ora passiamo alle immagini nelle varie fasi di lavorazione del nostro faggio, iniziando da alcune foto in bianco e nero quale documentazione storica.
Foto 1. Anno 1990, il faggio era stato raccolto nel 1987 ed ha iniziato a rinvigorirsi notevolmente. Con la fresa applicata all’albero flessibile perfeziono la grossa ferita alla base del tronco provocata con tutta probabilità dal calpestio delle mucche.
Foto 2. Una potatura leggera alle fronde del faggio.
Foto 3. Il secondo tronco assumerà le sembianze di un alberello.
Foto 4. Mia moglie Haina pur non avendo ancora sufficiente esperienza con i Bonsai, Interviene potando alcuni rametti.
Foto 5. Haina ha dimostrato fin da subito l’interesse ad apprendere la tecnica e la filosofia del Bonsai, ispirandosi a Madre Natura.
Faggio foto 6. La pianta dopo alcuni anni di permanenza nella piccola cassetta di polistirolo la trasferii in questa lastra di pietra. Purtroppo le restrizioni in cui si trovava l’apparato radicale del faggio, aveva fatto sì che il secondo tronco subisse un grave colpo di secco rischiando la sopravvivenza della pianta stessa, così decisi di capitozzarlo.
Foto 7. Il faggio visto nel 2000 quando è stato rimosso dalla pietra per essere trapiantato in un contenitore da coltivazione.
Foto 8. Il faggio visto nel 2001. Dopo un anno dal trapianto è stato messo un robusto tirante a vite per verticalizzare la cima del tronco. Questa operazione avrei potuto evitarla pensando subito allo stile ventoso!
Foto 9. Marzo 2002, eseguo una prima impostazione dei rami.
Foto 10. Marzo 2003.
Foto 11. Il faggio nel 2004, in primo piano la vistosa cicatrice alla base del tronco.
In questa immagine viene evidenziato il secondo tronco munito di una discreta ramificazione, il quale sembra sorretto da un “pilastro” che in realtà è una radice cilindrica sviluppatasi verticalmente. All’epoca del calpestio delle mucche questa radice non era visibile superficialmente.
Foto 12. Marzo del 2005, sono state perfezionate le parti morte della pianta trattandole con il liquido per jin.
Foto 13. Il faggio è stato ripreso con l’avvenuta ripresa vegetativa.
Foto 14. Novembre 2012, decido di modellare il faggio nello stile ventoso.
L’attrezzatura è pronta, la prima cosa da fare è liberare la ramificazione dalle foglie ormai secche ed imminenti alla caduta.
Foto 15. Il faggio verrà fotografato da tutti i lati, questo permetterà di vedere la struttura della pianta a 360°.
Foto 16. Il faggio visto da un fianco laterale.
Foto 17. Un possibile fronte.
Foto 18. Roteando la pianta si riesce meglio a individuare la scelta del futuro fronte,
e questo sembra il più idoneo in quanto evidenzia lo shrarimiki naturale e una base ampia della pianta, per cui questo sarà il fronte A.
Foto 19. In questa foto, il tronco secondario del faggio sembra appeso sulla fiancata del tronco.
Foto 20. Si continua con la rotazione della pianta.
Foto 21. Questo potrebbe essere il fronte B.
Foto 22. La porzione scheletrica di un vecchio ramo.
Foto 23. Lo sharimiki provocato da una zampata di una mucca è quanto di più naturale ci si potrebbe aspettare!
Foto 24. Haina è in attesa di mettere il filo alla pianta.
Foto 25. Le foglie sono state tolte, così è più facile procedere sia con la fresatura che con l’applicazione del filo.
Foto 26. La fresa inserita nell’albero flessibile mi permette di lavorare con una maggiore precisione, modellando lo sharimiki.
Foto 27. Quando si usano frese di maggior diametro è preferibile usare la smerigliatrice elettrica che permette di premere con una maggiore pressione.
Foto 28. La parte morta è stata asportata arrivando fino al legno vivo.
Foto 29. Terminata la fresatura la pianta è stata abbondantemente lavata per eliminare gli scarti della lavorazione, dopodichè ho applicato il liquido per jin sulle parti morte lavorate.
Foto 30. Una leggera rotazione in senso orario evidenzia la base leggermente più ampia.
Foto 31. Inizio ad applicare il filo.
Foto 32. Le fronde mosse dal vento di una latifoglia evidenzia molto bene lo stile ventoso.
Foto 33. In questa stagione (25 novembre) i rami sono meno flessibili e facili alla rottura, per cui è necessaria una maggiore attenzione con l’applicazione del filo.
Foto 34. Haina interviene per applicare il filo al resto dei rami e rametti.
Invece di proteggere la corteccia con la rafia preferisco proteggere il filo applicando il nastro adesivo di carta; è un lavoro lungo e minuzioso avvolgere il nastro sul filo!
Foto 35. La delicatezza delle mani femminili danno una maggior sicurezza nell’avvolgere il filo sui rametti sottili senza causare danni.
Foto 36. Tutti i rami e rametti sono stati avvolti con il filo. Ora inizia la fase di modellatura nello stile ventoso.
Foto 37. Rami e rametti sono direzionati come se fossero sospinti da forti raffiche di vento.
Foto 38. Il lato B o secondo fronte possibile.
Foto 39. Il lato sinistro della pianta.
Foto 40. Il fronte scelto del faggio o lato A.
La prossima primavera verrà effettuato il rinvaso trasferendo il faggio in un vaso appropriato che valorizzi lo stile Fukinagashi, un contenitore pensato e creato da me.
Foto 41. Dicembre 2012. Copertura della base del faggio con il tessuto non tessuto, al fine di offrirgli una parziale protezione invernale.
Foto 42. Marzo 2013, il faggio è stato rimosso dal vaso di plastica per affrontare il rinvaso.
Foto 43. Si inizia con la rimozione parziale del terriccio dal pane radicale.
Foto 44. E’ necessario controllare attentamente il substrato radicale per verificare la quantità di radici che è possibile tagliare.
Foto 45. Si posiziona la pianta sulla pietra luna per verificarne l’effetto.
Foto 46. Sul fondo del contenitore è stato messo del terriccio adatto con l’aggiunta di humus più altri componenti.
Foto 47. In questa immagine, pietra luna e pianta inserita riproduce l’effetto di un ambiente severo dove gli alberi vengono plasmati dalla furia del vento.
Foto 48. Il rinvaso è stato completato creando nel contempo le tracce del paesaggio.
Foto 49. Entrambi i lati del faggio costituiscono un fronte ideale dettato dallo stile ventoso.
Foto 50. La primavera del 2013 piuttosto piovosa ha ritardato l’apertura delle gemme del faggio, per riesplodere con estremo vigore nell’arco di pochi giorni.
Foto 51. Eccolo infine fotografato nella nicchia del Tokonoma casalingo, dove saltuariamente espongo un Bonsai per essere maggiormente ammirato.
Foto 52. Agosto 2013, malgrado il caldo torrido di queste ultime settimane, il faggio mantiene la sua livrea di un bel colore verde pisello. Questo è dovuto in parte al mio stratagemma nell’usare un vaso supplementare per i miei Bonsai, così “i piedi” delle piante rimangono sempre al fresco.
Fagus sylvatica; dopo 25 anni di coltivazione è stato modificato lo stile definitivo di questo faggio: Fukinagashi (ventoso, spazzato dal vento).
Testo e foto di Armando Dal Col
https://2img.net/r/ihimizer/img194/8722/1qig.jpg
Raccolsi questo faggio nel 1987 in un pascolo montano. La pianta era un piccolo ceppo con un secondo tronco alla base, ma con una vistosa cicatrice sulla parte bassa del tronco dovuta sicuramente allo zoccolo di un cavallo o dalle mucche che pascolavano abitualmente in quel luogo. E per questo calpestio casuale parte del tronco e della base della pianta era un po’ “massacrata”; decisi comunque di raccoglierla. Per diversi anni il faggio non ricevette un’impostazione vera e propria, se non quella di farlo sviluppare e infoltire il più possibile. All’inizio lo trapiantai in una cassetta di polistirolo, trasferendolo in un secondo momento in una sorta di lastra concava che feci con sabbia e cemento, successivamente lo trapiantai in un vaso di plastica per offrirgli una maggiore quantità di terreno alle radici.
Nel corso degli anni anche la base del secondo tronco iniziò a rinvigorirsi sempre più malgrado fosse stato successivamente capitozzato, tanto da sviluppare un secondo alberello ben ramificato e, verso la fine di novembre del 2012 decisi di impostare la pianta nello stile ventoso mantenendo quasi tutti i rami.
Ciò che maggiormente colpisce lo stile ventoso è un Bonsai che potrebbe rappresentare in un albero un’indicazione di contro-equilibrio o di antigravità, a causa delle fronde mosse dal vento. Il Bonsai nello stile ventoso o “Fukinagashi” è senza dubbio una delle più drammatiche rappresentazioni della natura, è l’evocazione d’ambienti difficili dove regnano costanti i forti venti tipici delle coste scoscese, dove i tronchi degli alberi assumono forme arcuate, e così sono evidenti dei rami spezzati e parti denudate del tronco. E come non rimanere “turbati” nel vedere gli alberi piegarsi sotto l’infuriare dei violenti temporali estivi alimentati dai forti venti che possiamo tranquillamente vedere anche nelle città o nelle campagne. Infatti, sono proprio queste le occasioni che ci permettono di osservare gli alberi e specialmente le latifoglie sottoposte all’infuriare della tempesta. L’insieme dei rami con le voluminose fronde assumono un’unica direzione sospinti in continuazione da forti raffiche di vento in un movimento ondulatorio. E sono proprio le latifoglie rispetto alle conifere che trasmettono angosciosi momenti, ma anche “ammirazione” assistendo impotenti nostro malgrado alle forze della natura. Terminato il violento temporale, le latifoglie riassumono il loro aspetto naturale. Ecco perché non è facile mantenere visibile questo stile, specialmente quando una latifoglia è in piena vegetazione.
Ed ora passiamo alle immagini nelle varie fasi di lavorazione del nostro faggio, iniziando da alcune foto in bianco e nero quale documentazione storica.
Foto 1. Anno 1990, il faggio era stato raccolto nel 1987 ed ha iniziato a rinvigorirsi notevolmente. Con la fresa applicata all’albero flessibile perfeziono la grossa ferita alla base del tronco provocata con tutta probabilità dal calpestio delle mucche.
Foto 2. Una potatura leggera alle fronde del faggio.
Foto 3. Il secondo tronco assumerà le sembianze di un alberello.
Foto 4. Mia moglie Haina pur non avendo ancora sufficiente esperienza con i Bonsai, Interviene potando alcuni rametti.
Foto 5. Haina ha dimostrato fin da subito l’interesse ad apprendere la tecnica e la filosofia del Bonsai, ispirandosi a Madre Natura.
Faggio foto 6. La pianta dopo alcuni anni di permanenza nella piccola cassetta di polistirolo la trasferii in questa lastra di pietra. Purtroppo le restrizioni in cui si trovava l’apparato radicale del faggio, aveva fatto sì che il secondo tronco subisse un grave colpo di secco rischiando la sopravvivenza della pianta stessa, così decisi di capitozzarlo.
Foto 7. Il faggio visto nel 2000 quando è stato rimosso dalla pietra per essere trapiantato in un contenitore da coltivazione.
Foto 8. Il faggio visto nel 2001. Dopo un anno dal trapianto è stato messo un robusto tirante a vite per verticalizzare la cima del tronco. Questa operazione avrei potuto evitarla pensando subito allo stile ventoso!
Foto 9. Marzo 2002, eseguo una prima impostazione dei rami.
Foto 10. Marzo 2003.
Foto 11. Il faggio nel 2004, in primo piano la vistosa cicatrice alla base del tronco.
In questa immagine viene evidenziato il secondo tronco munito di una discreta ramificazione, il quale sembra sorretto da un “pilastro” che in realtà è una radice cilindrica sviluppatasi verticalmente. All’epoca del calpestio delle mucche questa radice non era visibile superficialmente.
Foto 12. Marzo del 2005, sono state perfezionate le parti morte della pianta trattandole con il liquido per jin.
Foto 13. Il faggio è stato ripreso con l’avvenuta ripresa vegetativa.
Foto 14. Novembre 2012, decido di modellare il faggio nello stile ventoso.
L’attrezzatura è pronta, la prima cosa da fare è liberare la ramificazione dalle foglie ormai secche ed imminenti alla caduta.
Foto 15. Il faggio verrà fotografato da tutti i lati, questo permetterà di vedere la struttura della pianta a 360°.
Foto 16. Il faggio visto da un fianco laterale.
Foto 17. Un possibile fronte.
Foto 18. Roteando la pianta si riesce meglio a individuare la scelta del futuro fronte,
e questo sembra il più idoneo in quanto evidenzia lo shrarimiki naturale e una base ampia della pianta, per cui questo sarà il fronte A.
Foto 19. In questa foto, il tronco secondario del faggio sembra appeso sulla fiancata del tronco.
Foto 20. Si continua con la rotazione della pianta.
Foto 21. Questo potrebbe essere il fronte B.
Foto 22. La porzione scheletrica di un vecchio ramo.
Foto 23. Lo sharimiki provocato da una zampata di una mucca è quanto di più naturale ci si potrebbe aspettare!
Foto 24. Haina è in attesa di mettere il filo alla pianta.
Foto 25. Le foglie sono state tolte, così è più facile procedere sia con la fresatura che con l’applicazione del filo.
Foto 26. La fresa inserita nell’albero flessibile mi permette di lavorare con una maggiore precisione, modellando lo sharimiki.
Foto 27. Quando si usano frese di maggior diametro è preferibile usare la smerigliatrice elettrica che permette di premere con una maggiore pressione.
Foto 28. La parte morta è stata asportata arrivando fino al legno vivo.
Foto 29. Terminata la fresatura la pianta è stata abbondantemente lavata per eliminare gli scarti della lavorazione, dopodichè ho applicato il liquido per jin sulle parti morte lavorate.
Foto 30. Una leggera rotazione in senso orario evidenzia la base leggermente più ampia.
Foto 31. Inizio ad applicare il filo.
Foto 32. Le fronde mosse dal vento di una latifoglia evidenzia molto bene lo stile ventoso.
Foto 33. In questa stagione (25 novembre) i rami sono meno flessibili e facili alla rottura, per cui è necessaria una maggiore attenzione con l’applicazione del filo.
Foto 34. Haina interviene per applicare il filo al resto dei rami e rametti.
Invece di proteggere la corteccia con la rafia preferisco proteggere il filo applicando il nastro adesivo di carta; è un lavoro lungo e minuzioso avvolgere il nastro sul filo!
Foto 35. La delicatezza delle mani femminili danno una maggior sicurezza nell’avvolgere il filo sui rametti sottili senza causare danni.
Foto 36. Tutti i rami e rametti sono stati avvolti con il filo. Ora inizia la fase di modellatura nello stile ventoso.
Foto 37. Rami e rametti sono direzionati come se fossero sospinti da forti raffiche di vento.
Foto 38. Il lato B o secondo fronte possibile.
Foto 39. Il lato sinistro della pianta.
Foto 40. Il fronte scelto del faggio o lato A.
La prossima primavera verrà effettuato il rinvaso trasferendo il faggio in un vaso appropriato che valorizzi lo stile Fukinagashi, un contenitore pensato e creato da me.
Foto 41. Dicembre 2012. Copertura della base del faggio con il tessuto non tessuto, al fine di offrirgli una parziale protezione invernale.
Foto 42. Marzo 2013, il faggio è stato rimosso dal vaso di plastica per affrontare il rinvaso.
Foto 43. Si inizia con la rimozione parziale del terriccio dal pane radicale.
Foto 44. E’ necessario controllare attentamente il substrato radicale per verificare la quantità di radici che è possibile tagliare.
Foto 45. Si posiziona la pianta sulla pietra luna per verificarne l’effetto.
Foto 46. Sul fondo del contenitore è stato messo del terriccio adatto con l’aggiunta di humus più altri componenti.
Foto 47. In questa immagine, pietra luna e pianta inserita riproduce l’effetto di un ambiente severo dove gli alberi vengono plasmati dalla furia del vento.
Foto 48. Il rinvaso è stato completato creando nel contempo le tracce del paesaggio.
Foto 49. Entrambi i lati del faggio costituiscono un fronte ideale dettato dallo stile ventoso.
Foto 50. La primavera del 2013 piuttosto piovosa ha ritardato l’apertura delle gemme del faggio, per riesplodere con estremo vigore nell’arco di pochi giorni.
Foto 51. Eccolo infine fotografato nella nicchia del Tokonoma casalingo, dove saltuariamente espongo un Bonsai per essere maggiormente ammirato.
Foto 52. Agosto 2013, malgrado il caldo torrido di queste ultime settimane, il faggio mantiene la sua livrea di un bel colore verde pisello. Questo è dovuto in parte al mio stratagemma nell’usare un vaso supplementare per i miei Bonsai, così “i piedi” delle piante rimangono sempre al fresco.
Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
Oltre che apprezzare la tecnica sopraffina della coltivazione e dell'impostazione, quello che mi piace moltissimo è la filosofia del "fare bonsai" che nella sua apparente semplicità racchiude una sintesi del rispetto che l'uomo dovrebbe avere verso la natura in tutte le sue espressioni.
Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
sono pienamente daccordoorsoferito ha scritto:Oltre che apprezzare la tecnica sopraffina della coltivazione e dell'impostazione, quello che mi piace moltissimo è la filosofia del "fare bonsai" che nella sua apparente semplicità racchiude una sintesi del rispetto che l'uomo dovrebbe avere verso la natura in tutte le sue espressioni.
grinch- Utente normale
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Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
Vedendo le foto mi viene spontanea questa domanda Armando....
.....non si poteva eliminare questo tronco?
.....non si poteva eliminare questo tronco?
TonyZ- Bonsaista esperto
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Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
TonyZ ha scritto:Vedendo le foto mi viene spontanea questa domanda Armando....
.....non si poteva eliminare questo tronco?
Vedendola così si poteva eliminare, ma seguendo la sequenza delle immagini vedrai che alla fine quel secondo tronco acquisisce un'importanza vitale che dà carattere allo stile e alla pianta. Bisogna sempre valutare gli sviluppi d'insieme, tagliare è un attimo!
Armando
Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
Una pianta davvero particolare questa, molto naturale con questi due tronchi che insieme sono davvero unici....se hai deciso di lavorarla cosi' tu meglio di noi che la vediamo solo in foto, hai potuto capirla ed impostarla...
Ad un primo impatto verrebbe si' voglia di separare i due tronchi...ma poi pensandoci meglio....perderebbe la sua unicita' e sopratutto la sua chioma che sarebbe dimezzata e da ricomporre.....io la trovo molto particolare ed interessante....
Ad un primo impatto verrebbe si' voglia di separare i due tronchi...ma poi pensandoci meglio....perderebbe la sua unicita' e sopratutto la sua chioma che sarebbe dimezzata e da ricomporre.....io la trovo molto particolare ed interessante....
giancarlo- .
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Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
di primo acchitto avrei espresso la stessa idea di tony, ma leggendo tutto l'escursus della pianta penso che il maestro abbia saputo trovare il giusto equilibrio
kordonbleu- Moderatore
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Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
una domanda per curiosità Armando: nel tempo trascorso tra la raccolta, l'attecchimento e le varie fasi di sostituzione del contenitore fino alla fase finale, hai utilizzato particolari accorgimenti sulla composizione del substrato, variandolo nella composizione e granulometria?? o anche hai mantenuto parte del terriccio tra un rinvaso e l'altro??
complimenti
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fferro74- Utente normale
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Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
fferro74 ha scritto:una domanda per curiosità Armando: nel tempo trascorso tra la raccolta, l'attecchimento e le varie fasi di sostituzione del contenitore fino alla fase finale, hai utilizzato particolari accorgimenti sulla composizione del substrato, variandolo nella composizione e granulometria?? o anche hai mantenuto parte del terriccio tra un rinvaso e l'altro??
complimenti
Come avrai potuto osservare nella sequenza delle foto e dei rinvasi, una piccola porzione di terriccio rimane sempre aggrappata alle radici. la granulometria del terriccio varia secondo la quantità di capillari necessari rispetto al volume del substrato. Granulometria grossa = sviluppo radicale allungato con internodi radi, viceversa concentrazione dei capillari.
Armando
Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
Armando Dal Col ha scritto:TonyZ ha scritto:Vedendo le foto mi viene spontanea questa domanda Armando....
.....non si poteva eliminare questo tronco?
Vedendola così si poteva eliminare, ma seguendo la sequenza delle immagini vedrai che alla fine quel secondo tronco acquisisce un'importanza vitale che dà carattere allo stile e alla pianta. Bisogna sempre valutare gli sviluppi d'insieme, tagliare è un attimo!
Armando
Era giusto per farti capire cosa intendevo...ecco questa foto.
Ovviamente con il fronte utilizzato le cose cambiano ,come tutto l'insieme della composizione.
Grazie e ciao.
TonyZ- Bonsaista esperto
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Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
non so, io non vedo le foto.
anto- Bonsaista esperto
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Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
Ciao anto... devi cliccare sul link ad inizio Post!
Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
Più tardi... se trovo un momento, scarico le foto e le allego al post...
Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
Simone ha scritto:Più tardi... se trovo un momento, scarico le foto e le allego al post...
Ecco fatto... spero di non aver fatto confusione tra foto e numeratura (?!)
Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
Ora vorrei esprime un mio pensiero in tutta sincerita', come quasi sempre mi sento di poter fare e comunque nel rispetto dell'autore e di tutte le parti chiamate in causa...
Concordo sia con Tony che con Armando, mi spiego...
Penso anch'io, che il tronco esterno attribuisca una buona prospettiva guardando la pianta dai due fronti ipotizzati, molto meno dagli ipotetici lati (vedere quello evidenziato da Tony).
Come penso che di fronte ad una raccolta, si possano tollerare/accettare determinate "anomalie", od imperfezioni che spesso possono rappresentare un fattore caratteristico quindi distintivo della pianta.
Sono il primo (pur non essendo un autorita') a ritenere che un "difetto", in un araki, sia piu' che accettabile anzi, per l'appunto puo' diventare un elemento di distinzione... persino un punto focale in taluni casi. Ma in questo caso, non sono certo che, fosse stata mia la pianta, avrei mantenuto il suddetto tronco secondario.
A questa stregua, mi son permesso di ipotizzare quello che, probabilmente, sarebbe il progetto che avrei tentato di perseguire... ho fatto un Virtual e, pur sapendo che non stuzzichera' alcun ripensamento, avrei piacere di condividerlo non che di sapere cosa ne pensate:
Concordo sia con Tony che con Armando, mi spiego...
Penso anch'io, che il tronco esterno attribuisca una buona prospettiva guardando la pianta dai due fronti ipotizzati, molto meno dagli ipotetici lati (vedere quello evidenziato da Tony).
Come penso che di fronte ad una raccolta, si possano tollerare/accettare determinate "anomalie", od imperfezioni che spesso possono rappresentare un fattore caratteristico quindi distintivo della pianta.
Sono il primo (pur non essendo un autorita') a ritenere che un "difetto", in un araki, sia piu' che accettabile anzi, per l'appunto puo' diventare un elemento di distinzione... persino un punto focale in taluni casi. Ma in questo caso, non sono certo che, fosse stata mia la pianta, avrei mantenuto il suddetto tronco secondario.
A questa stregua, mi son permesso di ipotizzare quello che, probabilmente, sarebbe il progetto che avrei tentato di perseguire... ho fatto un Virtual e, pur sapendo che non stuzzichera' alcun ripensamento, avrei piacere di condividerlo non che di sapere cosa ne pensate:
Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
Volevo fare una piccola ulteriore precisazione... non amo lo stile ventoso/spazzato dal vento. Fattore del tutto personale, quindi soggettivo...
Il fatto è che in un primo momento, appena guardo la pianta lavorata in questo stile, rimango affascinato. Ma non appena mi accorgo che non c'è vento... la magia svanisce! (la pianta perde d'incanto la sua dinamicità imposta, che appare evidentemente artificiosa. Non più naturale dunque).
Non sono certo di essere riuscito a spiegarmi... forse sono stato troppo sintetico ed ho dato per scontato pensieri/concetti scaturiti dalla mia mente malconcia (??!!)
Il fatto è che in un primo momento, appena guardo la pianta lavorata in questo stile, rimango affascinato. Ma non appena mi accorgo che non c'è vento... la magia svanisce! (la pianta perde d'incanto la sua dinamicità imposta, che appare evidentemente artificiosa. Non più naturale dunque).
Non sono certo di essere riuscito a spiegarmi... forse sono stato troppo sintetico ed ho dato per scontato pensieri/concetti scaturiti dalla mia mente malconcia (??!!)
Ultima modifica di Simone il Mar 07 Gen 2014, 22:46 - modificato 2 volte.
Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
Tutalpiù, quel che mi aspetterei di vedere da una pianta in questo stile, è una cosa del genere:
...da una pianta soggetta a forti venti continui, mi aspetto ramificazione da un solo lato in direzione (appunto) del vento. Non rami che partono contro vento per poi dirigersi a favore, come quasi sempre vedo nelle composizioni ricreate.
Ps. rimane il fatto che non nutro una particolare simpatia per lo stile.
...da una pianta soggetta a forti venti continui, mi aspetto ramificazione da un solo lato in direzione (appunto) del vento. Non rami che partono contro vento per poi dirigersi a favore, come quasi sempre vedo nelle composizioni ricreate.
Ps. rimane il fatto che non nutro una particolare simpatia per lo stile.
Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
l'esempio espresso dal modello richiama un albero svettante dal tronco sottile. Non rappresenta una vecchia latifoglia.
Armando
Armando
Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
Hai ragione Armando... effettivamente l'esempio nello schema oltre a non essere probante, pare (per giunta) rappresentare una conifera.
Pensavo maggiormente a questo antico biancospino:
http://it.123rf.com/photo_9030475_albero-antico-solitario-biancospino-crataegus-monogyna--scolpita-dal-vento-cosi-ora-si-chino-a-novan.html
Oppure:
Pensavo maggiormente a questo antico biancospino:
http://it.123rf.com/photo_9030475_albero-antico-solitario-biancospino-crataegus-monogyna--scolpita-dal-vento-cosi-ora-si-chino-a-novan.html
Oppure:
Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
A questa stregua, avvalorerei la tesi dell'eliminazione del secondo tronco basso...
... il che "giustificherebbe" anche la presenza del secco lato-contro-vento (!?)
... il che "giustificherebbe" anche la presenza del secco lato-contro-vento (!?)
Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
A completamento di quello che rimane il mio modesto parere:
Armando, ti prego di interpretare i miei interventi per quel che vogliono rappresentare... il semplice piacere di confrontarsi a 360° con tutti (torna utile soprattutto a me... quasi una forma di "egoismo"), a maggior ragione con chi ha moltissima più esperienza di me... non vorrei passare per arrogante ed irrispettoso, cosa che spesso può accadere per iscritto (sui forum e non solo).
Armando, ti prego di interpretare i miei interventi per quel che vogliono rappresentare... il semplice piacere di confrontarsi a 360° con tutti (torna utile soprattutto a me... quasi una forma di "egoismo"), a maggior ragione con chi ha moltissima più esperienza di me... non vorrei passare per arrogante ed irrispettoso, cosa che spesso può accadere per iscritto (sui forum e non solo).
Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
Un bellissimo reportage come sempre, molto bello anche il vaso.
Questa pianta nel suo nuovo stile è molto penjin e secondo me dipende molto dal secondo tronco.
E' meravigliosa
Questa pianta nel suo nuovo stile è molto penjin e secondo me dipende molto dal secondo tronco.
E' meravigliosa
andrea 70- Nuovo Utente
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Età : 54
Località : Empoli (FI)
Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
Perdonami Andrea, posso domandarti cosa intendi per (molto) "Penjin"?
Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
ciao Simone, mi ricorda il penjin per lo stile ventoso,
Per il vaso cosi' "paesaggistico" e perche' nel penjin le piante sono
Molto piene mentre il bonsai e' piu' essenziale
Per il vaso cosi' "paesaggistico" e perche' nel penjin le piante sono
Molto piene mentre il bonsai e' piu' essenziale
andrea 70- Nuovo Utente
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Età : 54
Località : Empoli (FI)
Re: Dopo 25 anni di coltivazione di un faggio è stato cambiato lo stile
Ah ok... ho paura che la tua sia una libera interpretazione però!
Per lo meno... io ero convinto di questo:
SAIKEI (Paesaggio)
Questo stile, prevede un paesaggio in vaso formato da rocce, alberi, piante, muschi e sabbia che simula un fiume o il mare.
Ps. Da non confondersi con lo stile cinese "PENJING" che prevede l'inserimento nel paesaggio di elementi che riconducono alla presenza umana e/o animale (figurini, pagode, ponticelli, ecc. ecc.)
Perdonami Andrea, sai che scherzo (?!) ... però è vero, questa realizzazione non è per niente Penjin!!!
Per lo meno... io ero convinto di questo:
SAIKEI (Paesaggio)
Questo stile, prevede un paesaggio in vaso formato da rocce, alberi, piante, muschi e sabbia che simula un fiume o il mare.
Ps. Da non confondersi con lo stile cinese "PENJING" che prevede l'inserimento nel paesaggio di elementi che riconducono alla presenza umana e/o animale (figurini, pagode, ponticelli, ecc. ecc.)
Perdonami Andrea, sai che scherzo (?!) ... però è vero, questa realizzazione non è per niente Penjin!!!
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